La procura della Repubblica di Sassari ha chiesto l’archiviazione del caso del presunto aborto di una giovane di 25 anni che – secondo quanto da lei denunciato – sarebbe avvenuto dopo che le era stata negata una visita in ospedale in mancanza di un tampone negativo al Covid. Un caso del quale si era occupato il ministero della Salute che aveva inviato a Sassari i suoi ispettori e che aveva avuto un risalto politico per la presentazione d’interrogazioni parlamentare.
L’indagine, effettuata in collaborazione con i Nas dei Carabinieri di Sassari ha accertato come la ragazza, che si era presentata al pronto soccorso l’8 gennaio lamentando dolori addominali e perdite di sangue, fosse risultata positiva a un test di gravidanza nei giorni 30 dicembre e 5 gennaio.
Non solo, lo stesso giorno in cui e’ andata all’ospedale aveva avuto – secondo quanto accertato successivamente dal suo ginecologo – perdite ematiche abbondanti dovute alle mestruazioni. La consulenza tecnica – si legge in un comunicato del procuratore Giovanni Caria – ha consentito di accertare che la donna “aveva una gravidanza appena iniziata e che per un ipotizzabile sviluppo dell’embrione non si e’ completato l’annidamento dello stesso nell’endometrio”. Si e’ trattato quindi “di una gravidanza biochimica” e non “in senso clinico”.
Il consulente tecnico si e’ quindi espresso sulla correttezza delle prescrizioni del personale sanitario “ritenendo non indispensabile ne’ indifferibile la visita clinica” per cui e’ stata esclusa ogni forma di responsabilita’. Nessuno e’ stato pertanto iscritto nel registro degli indagati.