“Il caso delle Marche del suicidio assistito chiesto da un uomo da dieci anni tetraplegico potrebbe spalancare le porte ad una deriva eutanasica. Tuttavia, dalla versione integrale del parere del Comitato etico si evince come non ci sia una vera autorizzazione”: cosi’ Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, sulla vicenda di Mario (nome di fantasia) che ha chiesto di ricorrere al suicidio assistito, che sarebbe il primo in Italia dopo la sentenza della Corte Costituzionale.
“In modo fuorviante media e radicali – aggiunge Jacopo Coghe, vicepresidente della onlus – parlano di autorizzazione al suicidio assistito. In realta’ proprio il Comitato etico della Regione Marche parla di ‘elemento soggettivo di difficile interpretazione’ per quanto riguarda le sofferenze psicologiche, inoltre viene chiarito come ci sia stata, da parte dell’uomo, ‘l’indisponibilita’ ad accedere ad una terapia antidolorifica integrativa’ Come se non bastasse – continua – mancano alcuni elementi fondamentali per poter procedere alla decisione, come le modalita’, la metodica e i dettagli sul farmaco letale, elementi che di fatto impediscono al Comitato di poter esprimere un parere veramente completo”. “Questa e’ la prova – conclude la nota di Pro Vita & Famiglia – che c’e’ una drammatica e illegittima volonta’ tesa a favorire la morte a chiunque e invitare cosi’ i disabili gravi a farla finita. Proprio nei giorni in cui si sta discutendo in Parlamento del testo unico sul suicidio assistito, accettarlo per via giurisprudenziale significa spalancare le porte a una deriva eutanasica come gia’ successo in paesi quali Belgio e Olanda dove si e’ arrivati al 5% delle morti totali solo per Eutanasia”