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Ragazza di 23 anni costretta a partorire in cella senza medico: “Diritti delle donne calpestati”

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Ragazza di 23 anni costretta a partorire in cella senza medico: “Diritti delle donne calpestati”

lunedì 13 Settembre 2021 - 17:56
Ragazza di 23 anni costretta a partorire in cella senza medico: “Diritti delle donne calpestati”

Una ragazza di 23 anni, italiana ma di origine bosniaca, ha partorito nel carcere di Rebibbia in una totale violazione dei diritti dei detenuti. Oltre che in condizioni sanitarie inadeguate, il parto è avvenuto senza l’assistenza di un’ostetrica o di personale medico.

“Apprendere che una donna abbia dovuto partorire dentro una cella del carcere di Rebibbia, senza medici nè un’ostetrica e con il solo ausilio della compagna di detenzione, è sconfortante. E’ chiaro che tutto ciò non doveva accadere e non dovrà ripetersi, così si calpestano i diritti della donna e del nascituro. In caso di detenute incinte, bisogna trovare strutture che possano accoglierle, quantomeno in prossimita’ del parto, o in mancanza di soluzioni del genere occorre garantire loro la misura dei domiciliari. E’ il caso di ricordare che a questo scopo sono stati creati gli Istituti a Custodia Attenuata per le Madri e che l’articolo 146 del Codice Penale prevede per questi casi il rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena. La certezza della punizione comminata dall’autorità giudiziaria è un principio sacrosanto, che il Movimento 5 Stelle intende rafforzare, ma deve andare di pari passo con il pieno rispetto dei diritti e della dignita’ di ogni persona”. Così in una nota i componenti M5S nella commissione Giustizia del Senato.

“Nascere in carcere in Italia, nel 2021, senza nessuna assistenza medica, ma con il solo aiuto di un’altra detenuta, compagna di cella, a sua volta al quinto mese di gravidanza. È quello che ha vissuto Amra, una ragazza di 22 anni, rom italiana di origine bosniaca, che la notte del 3 settembre ha dato alla luce la sua bimba in una cella nel carcere romano di Rebibbia. In questa storia le mancanze sono gravi e troppe: l’arresto di una giovane donna prossima al parto, la detenzione per il tentato furto di un portafoglio con 40 euro, ma soprattutto la noncuranza rispetto allo stato generale di una partoriente che lo scorso 18 agosto era stata ricoverata all’ospedale Pertini per minaccia di aborto, poi riportata in carcere e di fatto abbandonata senza un concreto monitoraggio. Quanto è accaduto a Rebibbia sa di vergogna e ha a che fare con le situazioni gravemente degradanti che quotidianamente e in silenzio accadono nelle carceri italiane”. Lo scrive su Facebook il deputato di Leu Erasmo Palazzotto. “Attualmente – conclude -, nel nostro paese sono 22 le detenute madri e 25 i minori presenti con loro. Queste donne, insieme ai loro bimbi, vanno tirate fuori al più presto”.

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