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Quasi il 60% dei migranti è contrario al vaccino anti-Covid e non ha intenzione di farlo

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Quasi il 60% dei migranti è contrario al vaccino anti-Covid e non ha intenzione di farlo

sabato 31 Luglio 2021 - 21:44
Quasi il 60% dei migranti è contrario al vaccino anti-Covid e non ha intenzione di farlo

Quasi il 60% delle persone ospitate nelle strutture di accoglienza, come migranti ma anche italiani senza fissa dimora, non sono inclini a fare il vaccino anti-COVID-19: è quanto emerge dal documento ‘Dossier COVID-19. Indagine sulla disponibilita’ a vaccinarsi contro il COVID-19 da parte delle persone ospitate nei centri/strutture di accoglienza in Italia’, pubblicato dal Tavolo Asilo e Immigrazione e il Tavolo Immigrazione e Salute, a cui ha contribuito l’Istituto Superiore di sanita’ (Iss).

L’indagine è stata condotta a maggio 2021 con un questionario agli ospiti fra le reti di accoglienza sparse su tutto il territorio nazionale. E’ cosi risultato che circa il 37% degli ospiti si e’ dichiarato indisponibile ad essere vaccinato mentre circa il 20% ha espresso dubbi ed esitazioni al riguardo, arrivando a quasi un 60% di persone non inclini ad aderire a un’eventuale offerta vaccinale.

Come rilevano le ricercatrici dell’Iss Silvia Declich e Maria Elena Tosti, i “pregiudizi rispetto al vaccino sono piuttosto trasversali a una serie di variabili e attraversano caratteristiche, come la durata del soggiorno in Italia o il livello di istruzione, senza particolari distinzioni”. C’e’ infatti maggiore inclinazione fra chi ha un livello medio-basso di istruzione rispetto a chi non ne ha nessuno e a chi ha un’istruzione di livello secondario o universitario. C’e’ inoltre piu’ resistenza fra chi proviene dai Paesi dell’Africa subsahariana (prevalentemente dalla Nigeria) piuttosto che fra i cittadini asiatici (prevalentemente pakistani e del Bangladesh), piu’ inclini invece a farsi vaccinare.

“La mancanza di una campagna informativa specifica e mirata crea una bassa propensione ad aderire all’eventuale offerta vaccinale – rilevano – Per questo motivo le organizzazioni che hanno lavorato al Dossier ritengono necessario intervenire quanto prima per limitare i contagi, i sintomi gravi, i ricoveri e favorire in tutte le persone socialmente piu’ fragili la consapevolezza necessaria ad accettare la vaccinazione”.

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