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In Argentina un’abortista muore per un aborto: il primo caso dopo la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza

Alessandra Barbato

In Argentina un’abortista muore per un aborto: il primo caso dopo la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza

martedì 20 Aprile 2021 - 09:00
In Argentina un’abortista muore per un aborto: il primo caso dopo la legalizzazione dell’interruzione di gravidanza

Dopo aver strappato, a fine gennaio, la liberalizzazione dell’aborto in tutte le sue forme e in tutte le sue modalità, c’è caos in Argentina attorno al primo caso di morte da interruzione di gravidanza legalizzato. È un decesso che fa discutere dato che tocca direttamente il cuore del movimento verde, colore della campagna pro-aborto che si contrapponeva all’azzurro del movimento pro-vita. 

Aveva appena 23 anni, ma María del Valle González López, presidente della Juventud Radical del municipio di La Paz, sempre in prima linea sul fronte abortista, è morta proprio a causa dell’oggetto delle sue battaglie, l’aborto.

Il 7 aprile scorso aveva ingerito, nell’ospedale pubblico di Mendoza, una dose di Misoprostol (il principio attivo che, in accoppiata al Mifepristone è alla base del cocktail della pillola Ru 486), ma si è sentita male e domenica 18 aprile è morta. A nulla sono valsi i tentativi dei medici per salvarla.

La notizia della morte della giovane è tristemente balzata agli onori della cronaca appunto perché la del Valle rappresenta il primo decesso a causa di aborto da quando lo stesso è stato reso legale e anche perché, come detto, la giovane studentessa universitaria era una nota attivista pro-aborto.

Questo l’interrogativo principale che sta circolando in seguito alla sua morte: se non fosse stato legalizzato l’aborto, Maria del Valle Gonzalez Lopez sarebbe ancora viva?

I gruppi pro-vita hanno fatto sentire la loro voce. Questo ha affermato la leader Guadalupe Batallan: “Se Maria fosse morta a causa di un aborto praticato illegalmente, le pro abortiste avrebbero raso al suolo la città, invece, poiché la causa della morte della 23enne è stato un aborto legale, le femministe stanno in silenzio” ricordando quindi ciò che esse avevano sempre detto ovvero che l’aborto legale avrebbe fatto sparire gli aborti illegali che portavano le donne a correre pericoli per la propria vita.

Eppure, il caso, il destino, ognuno lo chiami come crede, ha voluto che Maria morisse proprio per un aborto legale che ha probabilmente portato ad un’infezione e alla sua morte prematura, oltre a quella del suo bambino.

I giornali locali parlano di “errori nella somministrazione del farmaco” mentre, di contro, il Ministero della Salute Argentino dichiara che il Misoprostolo è un farmaco “sicuro”.

Intanto le compagne di militanza e il fidanzato della giovane la piangono in silenzio senza sbilanciarsi troppo sulle dichiarazioni pubbliche alludendo “solo” ad eventuali “cattive condotte” da parte dei medici, salvo poi affermare: “ogni procedura chirurgica include dei rischi”.

Ma il fronte medico non ci sta e, con le dichiarazioni del chirurgo dott. Luis Durant si spiega che “la pratica non è mai veramente sicura perché può provocare infezioni o sepsi. L’aborto è uno strumento legalizzato per presumibilmente avvantaggiare alcuni e punire altri, e questo non è un atto medico, indipendentemente dal fatto che sia legale o meno. Solo fino a pochi mesi fa l’aborto in Argentina era considerato un crimine perché provoca una morte brutale al bambino. Viene bruciato attraverso sostanze iniettanti nell’utero, o viene rimosso attraverso lo smembramento, o è sottoposto a spasmi estremi dell’utero che lo asfissiano”.

Molti personaggi pubblici in Argentina hanno espresso le proprie condoglianze dopo la morte di Maria senza commentare la causa della morte, ma i social media stanno irrompendo sulla scena tramite gli hashtag #MurióPorAbortoLegal: “È morta a causa di un aborto legale” oppure “L’aborto è andato storto e la madre e il bambino sono morti entrambi. Se fosse andato “bene” solo il bambino sarebbe morto. L’aborto uccide sempre”.

Un altro ha detto: “Rompi il silenzio. L’aborto non è salute”. Un altro ancora ha osservato: “Maria non è morta clandestinamente”.

Intanto la procura locale ha aperto un’inchiesta per stabilire l’eventuale errore medico, a giorni l’esito dell’autopsia che darà una risposta all’interrogativo.

Una cosa è certa. Una giovane donna, è morta…e anche il bambino “non desiderato”. E questo è un dato che, per quanto banale e forse retorico, ha già dato il proprio esito, ineluttabile.

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