Il Ddl Zan è un decreto concepito a tutela delle discriminazioni nei confronti delle persone LGBT. Un’attenta analisi del suo contenuto però ne svela la pericolosità, poiché è capace di limitare fortemente la libertà di espressione del proprio pensiero, come pure il diritto da parte dei genitori di avere la priorità educativa sui propri figli.
Il disegno di legge Zan, formalmente concepito a tutela delle discriminazioni nei confronti delle persone LGBT, contiene una serie di provvedimenti che, se applicati, ostacolerebbero fortemente la libertà di espressione del proprio pensiero, come pure il diritto da parte dei genitori di avere la priorità educativa sui propri figli. I numerosi rischi derivanti dall’approvazione del decreto Zan sono stati oggetto della puntata di Missione Paradiso Live, intitolata “La Rivoluzione di Genere: Progresso o Regresso?”, alla quale hanno partecipato l’Avvocato Gianfranco Amato, Presidente nazionale dell’organizzazione Giuristi per la Vita (impegnata nella difesa legale del diritto alla vita, della famiglia e della libertà di educazione) e il Senatore Simone Pillon, condannato (ma successivamente assolto) dal Tribunale di Perugia per il reato di diffamazione nei confronti del circolo LGBT Omphalos di Perugia.
“Il Ddl Zan” spiega il Senatore Pillon, “non difende le persone con orientamento omosessuale o bisessuale”. Il decreto, come spiegato dal Senatore, sembra infatti tutelare le persone LGBT molto più di altre categorie. “Perché il maltrattamento di un anziano, ad esempio, dovrebbe essere punito di meno rispetto a quello di una persona LGBT? Si vuole far passare per legge – continua Pillon – il concetto che non esiste più un sesso maschile e femminile, bensì il genere e l’auto percezione dell’identità di genere”. Secondo l’articolo 1 della legge Zan, infatti, il sesso, inteso come l’evidenza oggettiva derivata dal proprio corpo ed esame genetico, e il genere, inteso invece come percezione soggettiva della propria identità, vengono messi sullo stesso piano. “Attraverso questo decreto ciascuno potrà riconoscersi in un genere diverso rispetto a quello dato dal sesso biologico e cromosomico, indipendentemente da ogni dato oggettivo”. Come spiegato dal Senatore Pillon, ciò non è scevro da conseguenze politiche, sociali, relazionali poiché il poter cambiare genere sulla base della propria percezione può mettere nelle condizioni di trarre dei vantaggi. Si pensi per esempio alle competizioni sportive, nelle quali donne e transgender “male to female” (ovvero con sesso biologico maschile ma con identità di genere femminile) potrebbero potenzialmente essere messi nelle condizioni di gareggiare insieme, pur non avendo le stesse capacità in termini di forza e resistenza muscolare. [CONTINUA A LEGGEERE]