x

Selezionati per te (1 di 1 articoli):

<< >>

Rsa, stop all’isolamento: “Non si muore più di Covid ma di solitudine”

Voce Contro Corrente

Rsa, stop all’isolamento: “Non si muore più di Covid ma di solitudine”

mercoledì 24 Marzo 2021 - 10:06
Rsa, stop all’isolamento: “Non si muore più di Covid ma di solitudine”

A distanza di un anno dallo scoppio della pandemia, il Covid-19 non pare essere più l’unico pericolo da fronteggiare. Attraverso le pagine de La Repubblica Torino, ad esempio, arriva l’allarme lanciato dalla Fondazione promozione sociale onlus sulla situazione delle Rsa del Piemonte.

Gli ospiti delle strutture sono in isolamento da circa 400 giorni. La misura di protezione, legata alla particolare vulnerabilità di questi soggetti, si è trasformata in una gabbia di solitudine, che uccide come un virus che si attacca all’anima.

Fondazione promozione sociale onlus: “Col vaccino la situazione deve cambiare”

L’isolamento si è rivelato una mossa essenziale per proteggere gli anziani, che – com’è ormai noto – sono particolarmente a rischio davanti al Covid-19. Tuttavia, con l’avvento del vaccino, un cambiamento delle linee guida è ciò che sembra più auspicabile.

Visite dalla finestre e limitazioni stringenti sono diventati pane quotidiano per gli ospiti delle Rsa e per i loro cari. “Uno scandalo inaccettabile” per i volontari della Fondazione promozione sociale onlus.

Il tempo della relazione con le persone con cui si ha un legame affettivo “è da considerarsi come ‘tempo di cura’ e quindi fondamentale nel quadro della tutela della salute, diritto personale e inalienabile dell’individuo”, spiega la Fondazione.

I dati sulla campagna vaccinale nella Regione Piemonte riferiscono alte percentuali di vaccinati, sia per quanto riguarda gli operatori che gli ospiti delle Rsa. Molte Asl hanno registrato già per il 90% dei degenti la somministrazione della seconda dose dieci giorni fa; a Torino si parla del 94,5%.

Rsa, necessario intervento da parte del Governo

Sicuramente la strage consumatasi nelle strutture – spiega la Fondazione – è stata “anche l’effetto della scarsissima copertura sanitaria e di personale delle strutture, che devono cambiare radicalmente perché i bisogni dei loro utenti – malati cronici non autosufficienti con gravissime patologie – non sono generici bisogni “sociali” di badanza o di compagnia, ma sanitari e socio-sanitari”.

Ciò che emerge è l’esigenza di un nuovo modello di presa in carico nelle Rsa che Governo, Parlamento e Regioni dovrebbero realizzare elevando le coperture sanitarie. Eppure,la Fondazione non può fare a meno di constatare con amarezza che “le Rsa non vengono nemmeno menzionate nel Recovery Plan: la strage dei non autosufficienti sembra già dimenticata!”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta