Decidono di ricorrere alla procreazione assistita, ma in seguito si separano. Il tribunale stabilisce che gli embrioni crioconservati potranno essere ugualmente impiantati nella donna, anche contro la volontà dell’ex marito.
Ad emettere la storica sentenza è stato il Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere. Successiva conferma anche dal Tribunale in composizione collegiale. Come sottolinea l’avvocato Gianni Baldini è la prima volta che in Italia si decide su questa spinosa tematica.
Embrioni congelati, sì all’impianto anche contro la volontà dell’ex
“Si tratta di due pronunce destinate a far molto discutere – ha commentato Baldini -, perché riconoscono il diritto assoluto della donna di utilizzare gli embrioni creati con il coniuge e poi congelati anche dopo la pronuncia della separazione e nonostante la contrarietà dell’ex marito“.
“Nel nostro Paese il numero delle separazioni è in crescita, con circa 4 coppie su 10 che si separano entro i primi 5 anni. In aumento anche le richieste di Procreazione medicalmente assistita: oltre il 20% delle coppie presenta infatti problemi di infertilità”, ha concluso l’avvocato.
Le normative
Come ricorda Avvenire, i giudici si sono rifatti all’articolo 6, comma 3, della legge 40 del 2004. Questa stabilisce che, in caso di procreazione medicalmente assistita, la volontà di divenire genitori “può essere revocata da ciascuno dei soggetti […] fino al momento della fecondazione dell’ovulo“. Successivamente non vi è più tale facoltà.
Inizialmente le linee prevedevano che fossero fecondati massimo tre ovociti e che questi fossero tutti impiantati nell’utero della donna. In sostanza, ognuno avrebbe dovuto avere l’opportunità di proseguire il suo corso e potenzialmente di arrivare alla nascita.
Tuttavia, una successiva modifica della norma, con la sentenza 151/2009 della Corte Costituzionale, ha consentito il congelamento degli embrioni. Pratica che può portare anche a questioni come quella che il tribunale di Santa Maria Capua si è trovata a giudicare.
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