È tornata a casa il 16 febbraio; a soli 12 anni era stata costretta al matrimonio con un uomo di 45. Farah Shaheen ha potuto lasciare la struttura governativa dov’era rifugiata dopo che una sentenza ha stabilito che tornasse dai genitori. “Lode a Dio, perché ha risposto alle nostre preghiere e salvato mia figlia”, ha detto Asif Masih quando la figlia è ritornata a casa martedì 16 febbraio, a Faisalabad, in Pakistan.
Dodicenne costretta alle nozze e alla conversione all’Islam
A raccogliere la testimonianza è Morning Star News. “È profondamente traumatizzata e impaurita, ma mia figlia è molto felice di essere tornata alla sua famiglia – ha raccontato l’uomo -. Proprio quando pensavamo di averla persa, è successo questo miracolo. Possa Dio tenere tutte le figlie sotto la Sua protezione”.
Masih è un lavoratore salariato cristiano. Ha a lungo combattuto per la liberazione della figlia, rapita da tre musulmani a giugno. La ragazzina sarebbe stata violentata, costretta alla conversione all’Islam e alle nozze.
Sebbene il Pakistan fissi una soglia di 16 anni, nella maggior parte dei casi certificati di conversione e di matrimonio aiutano gli aguzzini a farla franca.
Khizar Hayat – il marito 45enne – è stato arrestato e rilasciato su cauzione. A suo carico le accuse di presunto rapimento o stupro. Permangono i timori per la sicurezza di Farah.
La polizia ha ritrovato la piccola incatenata in casa di Hayat il 5 dicembre. Custodita dapprima dalla polizia, è stata mandata in una casa di accoglienza gestita dal governo, mentre la vicenda è finita in tribunale.
In un’udienza del 23 gennaio, Farah aveva anche dichiarato alla corte di voler vivere col marito. Una dichiarazione estorta con le minacce, secondo il suo avvocato.
Pakistan, “Poca speranza per i nostri figli”
L’attivista per i diritti umani Lala Robin Daniel ha dichiarato a Morning Star News che Hayat e i suoi presunti complici saranno una minaccia per Farah e la sua famiglia fino a che non saranno arrestati.
“Tutti coloro che sono stati coinvolti in questo caso dovrebbero ricevere punizioni esemplari in modo che le persone abbiano paura della legge – ha affermato l’attivista -. A meno che non venga adottata una legislazione severa contro le conversioni forzate di ragazze minorenni e gli imputati non siano puniti, c’è poca speranza per la sicurezza dei nostri figli“.
Il tribunale alla fine ha dichiarato che che il matrimonio tra Farah e Hayat non è stato registrato e il contratto di matrimonio non era stato verificato dal consiglio sindacale di area. La ragazza ha potuto lasciare la struttura e tornare dai propri genitori.
Un disegno di legge per tutelare le minoranze
Quello delle conversioni forzate delle ragazze delle minoranze in Pakistan è un fenomeno dilagante. I rapimenti di giovani, costrette alle nozze e alla conversione forzata, hanno numeri agghiaccianti.
Il Comitato parlamentare per la protezione delle minoranze dalle conversioni forzate ha elaborato un disegno di legge. Sarà il Senato a decidere se trasmetterlo al ministero competente.
Il disegno stabilisce che solo gli adulti possano cambiare religione. Per farlo sarà necessario presentare un certificato di conversione al giudice, che dovrà poi verificare la libertà della scelta tramite un colloquio.
I leader religiosi cristiani paiono però piuttosto scoraggiati. “Questa non è la prima volta che tali raccomandazioni pratiche vengono proposte al governo, ma sfortunatamente tutte queste legislazioni a favore delle minoranze vengono messe da parte o completamente respinte sotto la pressione dei gruppi religiosi”, ha detto il presidente del Consiglio nazionale delle chiese pakistano, il vescovo Azad Marshall.
La Commissione permanente per gli affari religiosi del Senato, d’altronde, ha da poco respinto un disegno di legge per la protezione delle minoranze dalla violenza religiosa.