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Boscia: “Sicuri che l’aborto sia sempre una facile e libera scelta?”

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Boscia: “Sicuri che l’aborto sia sempre una facile e libera scelta?”

giovedì 18 Febbraio 2021 - 11:58
Boscia: “Sicuri che l’aborto sia sempre una facile e libera scelta?”

“È in atto la più grave aggressione della storia ai valori umani, alla memoria storica, alla cultura e alle tradizioni. Questa aggressione trova uno dei principali bersagli nella famiglia e soprattutto nelle famiglie fragili che davvero sono colpite a morte. L’azione politica vuole condannarci ad accettare norme prive di un volto e una storia. Siamo proprio certi che per la donna ricorrere all’aborto sia sempre e comunque una facile e libera scelta?”. Parla così il professor Filippo Boscia, presidente nazionale dei Medici Cattolici, intervistato da Pro Vita & Famiglia, a seguito della campagna condotta dalla onlus sui temi della vita che tanto scalpore ha suscitato nelle ultime settimane.

Aborto, una libera scelta?

“Siamo proprio certi che per la donna ricorrere all’aborto sia sempre e comunque una facile e libera scelta?”, chiede Boscia mentre ripercorre le più comuni casistiche.

Costrizioni legate a condizioni economiche, sociali, e familiari. Mancanza di lavoro, impossibilità a conciliarlo con la maternità. Difficoltà nel portare avanti una gravidanza senza un legame stabile o che viene meno a causa della gravidanza stessa. La minore età. Le motivazioni possono essere infinite. La donna pare tutt’altro che libera nella propria scelta di abortire.

Diritto alla vita

Quanto allo slogan che vedrebbe, con l’aborto, la donne decidere del proprio corpo, il professor Boscia commenta: “La gravidanza costituisce una condizione particolare nella quale vengono a confliggere, come ha riconosciuto più volte la giurisprudenza, due diritti alla vita: quello della madre e quello del bambino che porta in grembo. Sulla prevalenza dell’uno sull’altro si è molto discusso senza che si sia mai arrivati ad una risoluzione esaustiva”.

Sia per la donna che per il bambino il professore parla di diritto alla vita. La precisazione, infatti, è quella – doverosa – che la legge 194/78 non ha liberalizzato l’aborto, ma lo ha depenalizzato, rendendolo possibile nel rischio di salute fisica e/o mentale della donna.

“E al bambino chi ci pensa? La stessa legge si proponeva proprio di tutelare la gravidanza, come è stabilito nel suo titolo, e di conseguenza il frutto di quella, cioè il concepito. Ma in realtà lo è stato mai fatto?”.

Boscia sottolinea aspetti etici spesso dimenticati. I temi interessati sono davvero tanti, dalla RU486 al testamento biologico, dal suicidio assistito all’utero in affitto. “Sono argomenti che ci riguardano da vicino e sui quali siamo obbligati a riflettere perché interessano la vita umana in tutte le sue espressioni e che deve essere protetta e custodita. Molte sono le perplessità senza risposte. Sono tanti i problemi irrisolti che creano inquietudine nell’animo umano. Esaltando i diritti soggettivi si omettono i doveri dell’“io personale” verso il “tu comunitario”, si continuano ad omettere i doveri nei confronti della società e i doveri verso l’umanità. Occorre chiedere alle Istituzioni che promuovono dubbie innovazioni sociali, dove sono finiti tutti i principi etici importanti di fedeltà, di autonomia, di beneficenza e di solidarietà».

RU486: “Si vuole impedire lo sguardo sul concepito”

In relazione al dibattito sulla RU486, Boscia rimarca innanzitutto le alte vendite di pillole post-coitali: la “pillola del giorno dopo” e quella dei “cinque giorni dopo”.

“Ad ognuna di queste pillole – commenta- può essere correlabile un aborto nascosto, tra l’altro su donne inconsapevoli dell’evento connesso”.

Quanto all’aborto farmacologico, il medico dichiara: “Risponde a logiche chiaramente abortiste che vogliono impedire lo sguardo sul concepito, spostando l’attenzione sulla falsa non invasività di tale mezzo abortivo e per conseguenza determinando l’aborto un fatto banale (basta bere un bicchiere d’acqua) e privato (basta essere nel bagno di casa), salvo poi correre in un pronto soccorso a causa di una emorragia irrefrenabile! Come allora non essere contrari a queste eccessive liberalizzazioni, ancor peggio se l’intento è quello di risparmiare sui costi assistenziali, in una logica economicista-efficientista-utilitarista che ben si addice ad una sanità sempre più povera e oltremodo distratta da altre più assillanti priorità?”.

Le modifiche addotte sotto la pandemia, insomma,”invece di andare incontro alla donna, come da più parti si dice”, le vanno contro. “Si troverà ancor di più sola, in carenza assistenza e in totale solitudine di fronte a situazioni di rischio potenziale. L’uso del mifepristone, il farmaco abortivo, infatti non è esente da rischi e complicanze: alcuni più banali (dolori e crampi addominali, nausea, vomito) altri più seri, a partire dalle non infrequenti metrorragie, che richiedono comunque l’ospedalizzazione per lo svuotamento e la successiva revisione uterina a causa di un’espulsione incompleta del prodotto del concepimento, per finire ai riportati casi mortali conseguenti a shock provocato da tossine batteriche”.

D’altronde, l’AIFA aveva stabilito che la pillola RU486 fosse assunta in ospedale e sotto controllo medico. Un obbligo, oggi rimosso, che non è affatto di poco conto.

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