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Le false accuse di blasfemia contro cristiani in Pakistan: la violenza continua

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Le false accuse di blasfemia contro cristiani in Pakistan: la violenza continua

lunedì 01 Febbraio 2021 - 12:03
Le false accuse di blasfemia contro cristiani in Pakistan: la violenza continua

Accusata di aver bestemmiato l’Islam, è stata picchiata dai membri del personale dell’ospedale di Karachi, in Pakistan, dove lavora come infermiera.

Tabeeta Nazir Gill, 42 anni, è stata aggredita giovedì 28 gennaio. La sua storia viene riferita da Morning Star News.

Da quanto si apprende, la polizia ha appurato che le accuse mosse contro la donna erano del tutto false e ascrivibili alla vendetta di un collega. Nazir Gill è stata rilasciata, ma una folla di musulmani ha assediato la stazione di polizia, dopo che il denunciante, Saba Wasi, avrebbe invitato i leader musulmani alla mobilitazione. A riferirlo è l’attivista per i diritti dei cristiani Ghazala Shafique.

Pakistan, infermiera cristiane accusata ingiustamente

La denuncia di Saba Wasi afferma che l’infermiera avrebbe dichiarato che solo Gesù è il vero Salvatore e che Maometto non ha rilevanza. Un video circolante sui social, girato da un membro del personale dell’ospedale, ritrae la donna picchiata dai propri colleghi. In un altro filmato, le viene messo in mano un taccuino per costringerla a firmare una confessione del proprio crimine.

“Giuro su Dio che non ho detto nulla contro il profeta [Muhammad]”, si difende Nazir nel video. “Stanno cercando di intrappolarmi in una falsa accusa”.

Secondo quanto riferito da fonti locali, la donna sarebbe stata chiusa in una stanza fino a che la polizia non si sarebbe presentata sul luogo.

“Fortunatamente, qualcuno ha chiamato la polizia, che prontamente è arrivata sulla scena e le ha salvato la vita”, ha raccontato il pastore Eric Sahotra, tra i primi a raggiungere la stazione di polizia. “La notizia dell’incidente si è diffusa rapidamente attraverso i social media, suscitando timori di violenza di massa fuori dall’ospedale e in altre aree”.

Le indagini della polizia di Araambagh hanno, tuttavia, concluso che non vi è alcuna prova che supporti l’accusa di blasfemia. Un collega avrebbe aizzato anche gli altri membri del personale verso l’infermiera cristiana per vendetta personale.

L’intera famiglia di Nasir Gill si trova adesso, naturalmente, in stato di shock. Nessuna azione legale è stata intrapresa contro chi ha istigato i membri del personale ad attaccarla.

False accuse di blasfemia: la violenza contro i cristiani continua

Purtroppo, quello di Nasir Gill non è che un episodio di false accuse di blasfemia in Pakistan. Nel paese questa pare essere una prassi molto comune che cela spesso vendette personali o odio religioso. Le accuse possono arrivare ad innescare persino il linciaggio.

Dal 1990 sono 62 gli accusati che nemmeno sono riuscite ad arrivare in aula. Ad essere presi di mira, anche gli avvocati difensori o i giudici.

Mentre le false accuse restano impunite, gli accusati spesso possono essere prontamente incarcerati. Nel 2018, una commissione speciale del Senato per i diritti umani e l’Alta corte di Islamabad aveva raccomandato che ai falsi accusatori fossero comminate pene analoghe a chi si macchiava di blasfemia, ma il governo ha respinto la richiesta. La raccomandazione chiedeva anche almeno due testimoni a supportare la denuncia presso una stazione di polizia.

Vi è una grossa diseguaglianza da questo punto di vista, infatti. Chi si macchia di blasfemia in Pakistan può scontare diversi anni di prigione o essere giustiziato. Chi avanza una falsa accusa, invece, rischia o sei mesi di prigione o una multa di sole 1.000 rupie (US $ 6).

Sebbene sia noto l’uso improprio delle leggi anti blasfemia, sono pochi gli sforzi compiuti per fermare gli abusi. Gli attivisti sostengono che l’abrogazione sia improbabile a causa dei feroci sentimenti religiosi islamici nel paese a maggioranza musulmana.

Intanto, il 7 dicembre il Dipartimento di Stato Usa ha inserito il Pakistan tra i paesi che suscitano particolare preoccupazione per le gravi violazioni della libertà religiosa.

Il Pakistan si trova al quinto posto della World Watch List dell’organizzazione di sostegno cristiano Open Doors relativa ai 50 paesi in cui è più difficile essere cristiani.

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