I Cristiani perseguitati nel mondo sono ad oggi 340 milioni. Numeri pubblicati nel rapporto di Open Doors/Porte Aperte che calcola che un cristiano su 8 ha una vita difficile solo a causa della sua fede. Essere perseguitato a causa della propria religione significa essere rapito, nella peggiore delle ipotesi ucciso, vedere la propria chiesa in fiamme e la propria casa confiscata. Violenze enormi che ad oggi non si riescono a fermare e che avvengono soprattutto in Africa.
Il fenomeno delle spose bambine
Si parla sempre di più di spose bambine, ragazze cristiane che vengono rapite, violentate e convertite, per poi essere prese come spose dai rapitori. “I Cristiani uccisi per ragioni legate alla fede crescono del 60%, con la Nigeria ancora terra di massacri e nella top 10 dei Paesi con più uccisioni di Cristiani ci sono 8 nazioni africane”, ha sottolineato oggi l’organizzazione in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati. Open Doors/Porte Aperte sottolinea poi che il Covid-19 ha aggravato la situazione.
Il lockdown ha enfatizzato le violenze
“Aumenta la persecuzione dei Cristiani in termini assoluti e il Covid – ha spiegato Cristian Nani, direttore di Porte Aperte – ha enfatizzato le discriminazioni. Dunque, cresce ancora una delle numericamente più imponenti persecuzioni mai sperimentate in questa terra. Per molti Cristiani perseguitati, il lockdown dovuto alla pandemia ha significato essere chiusi in casa con il proprio persecutore. La famiglia che non accetta la fede del cristiano è spesso una delle fonti immediate di persecuzione”. Nella ‘top ten’ dei Paesi più a rischio per i Cristiani ci sono: Corea del Nord, Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan, Eritrea, Yemen, Iran, Nigeria, India. Ma in primo piano ci sono la Cina, o ‘new entry’ della classifica che segna gli Stati dove i Cristiani vivono le maggiori difficolta’, come, per esempio, il Messico.
“Non sono solo vittime, i Cristiani in molti paesi – conclude Open Doors – possono essere una soluzione in contesti di conflitto e crisi umanitarie. In Medio Oriente la comunita’ cristiana, attraverso chiese e organizzazioni caritatevoli locali, e’ stata una risorsa vitale per portare speranza e ricostruzione in paesi come l’Iraq o la Siria”.