La rimozione praticamente a vita dell’account di Donald Trump da Twitter ha destato numerose polemiche. È giusto che una grande azienda come Twitter decida quando e come vuole di cancellare un account per motivi politici? Nel momento in cui una società prende determinate scelte, serve maggiore trasparenza e una comunicazione tempestiva ai propri utenti della linea intrapresa. Se l’account del presidente uscente degli Usa non è più in linea con le regole di Twitter, la stessa regola dovrebbe valere anche per numerosi altri account. La pensa così lo scrittore Roberto Saviano che in post su Facebook spiega il suo punto di vista in maniera chiara e condivisibile. Riportiamo il testo completo.
Trump sospeso da Twitter, il post di Saviano
“È giusto che l’account Twitter di Trump sia stato sospeso a tempo indeterminato? A chi di pancia risponde di sì, incondizionatamente chiedo di prender fiato e riflettere. La modalità della sospensione di Trump solleva alcuni interrogativi che rappresentano alcune tra le sfide più grandi alle quali la nostra epoca dovrà trovare risposta: è giusto che a prendere decisioni così vitali siano delle aziende private? È giusto che le aziende big tech decidano di oscurare dei contenuti anche quando questi riguardano rappresentanti eletti? Perché Twitter ha deciso proprio oggi, dopo 6 anni contando anche la campagna elettorale, di censurarlo? E ancora: quale autorità può vigilare sull’operato e sulla censura di questi giganti tecnologici dato che sovrastano qualsiasi istituzione nazionale e sovranazionale? Dovremmo cominciare a pensare a un garante internazionale per la libertà di stampa sul web?”.
Trump sospeso da Twitter, Saviano: “E Bolsonaro o Beppe Grillo?”
“Perché ora Trump non va e tenere aperti gli account di Bolsonaro o Beppe Grillo? E perché le migliaia di account che sostengono e inneggiano un criminale come Assad? Queste aziende dovrebbero rendere conto ai cittadini e agli utenti di tutto il mondo del loro operato e delle logiche che ci stanno dietro. Gli algoritmi sono esattamente come le procedure mediche o giudiziarie: le decisioni non possono essere prese unilateralmente.
In gioco c’è il concetto stesso di democrazia. Ora le piattaforme provano ad emendarsi dalla responsabilità di aver diffuso merda e menzogne con cui le democrazie vengono avvelenate ogni giorno, ma l’atto col quale lo stanno facendo dimostra che siamo in piena emergenza democratica. Siamo tutti qui convinti d’essere in una piazza pubblica e invece siamo a casa di qualcuno che guadagna dal nostro banchettare e quando la cosa non aggrada più spegne la luce”.