Ieri 27 dicembre le immagini delle prime vaccinazioni in Italia hanno riempito giornali e tv. Tra le numerose domande che ciascuno si pone – soprattutto chi non è favorevole alla somministrazione – c’è anche quella di chi ha già contratto il Covid-19 ed è guarito: in questo caso bisognerà sottoporsi ugualmente al vaccino? La risposta a quanto pare è nella verifica degli anticorpi.
“Chi ha avuto il Covid non deve vaccinarsi contro la malattia perché ha sviluppato anticorpi naturali, semmai dovrà controllare il livello di questi anticorpi – ha infatti dichiarato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma -. E quando questi dovessero scendere, si può riconsiderare una vaccinazione“.
Più radicale l’infettivologo Matteo Bassetti: “Per quanto riguarda il vaccino anti covid bisognerebbe vaccinare sia chi non ha mai fatto l’infezione da SarsCoV-2 che chi l’ha già fatta. Anche chi ha già gli anticorpi anche perché non si sa per quanto tempo durino”.
Il vaccino conferisce maggiore immunità
L’entità limitata dell’immunità pare essere la questione nodale. “L’immunità conferita dal vaccino è molto più alta”, ha spiegato all’Adnkronos Salute Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University. “In base ai dati disponibili, ricordiamo che i livelli della risposta immunitaria indotta direttamente dai vaccini sono molto più alti rispetto a quelli che osserviamo nella grande maggioranza dei soggetti esposti. Per questo saranno vaccinate anche persone che sono state esposte a Covid”.
Come già più volte precisato, saranno le categorie a rischio le prime a ricevere il farmaco. Sebbene sia stato proposto di arginare i contagi vaccinando gli adolescenti, Ippolito a Rai Radio 1 spiega: “Da un punto di vista scientifico, se fossimo in tempo di pace, sarebbe una via utile per ridurre la circolazione. Ma noi siamo in tempo di guerra ed è meglio evitare le morti e i casi gravi“.
Almeno sei mesi di immuinità
Quanto ai vaccini concorrenti dello Pfizer-Biontech, l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e professore emerito dell’Humanitas University, precisa: “Non possiamo fare confronti, non esiste il vaccino ‘migliore’ ed è bene che ce ne siano diversi, perché nessuno singolarmente protegge il cento per cento dei soggetti. Inoltre, ci possono essere bisogni differenti, sia dal punto di vista logistico che fisiologico”.
L’augurio è che la risposta immunitaria prodotta dal vaccino copra per almeno sei mesi. La terapia “è ancora fondamentale perché i vaccini sono luci in fondo al tunnel, ma il tunnel dobbiamo attraversarlo e si chiama ‘inverno'”.