Sequestrato dagli estremisti indù e minacciato di divenire sacrificio per la loro divinità. Il racconto del pastore Shelton Vishwanathan proviene dal nord-est dell’India, dove essere un cristiano è tutt’altro che facile.
Secondo l’organizzazione Open Doors, la nazione è al decimo posto nella World Watch List 2020, la classifica dei 50 Paesi in cui è più difficile vivere la propria fede in Cristo.
India, pastore sequestrato dagli estremisti
“Mi hanno dato un pugno alla schiena e mi hanno detto che mi avrebbero offerto in sacrificio alla loro divinità come punizione per aver distribuito volantini evangelici“, ha raccontato l’uomo a Morning Star News. “Hanno colpito duramente la mia testa, così sono svenuto subito”.
Sei indù radicali hanno fermato Shelton Vishwanathan per la prima volta il 5 ottobre. Gli hanno intimato di fermare la sua attività di distribuzione di volantini nel villaggio di Tiryani, nel distretto di Sheohar dello stato di Bihar.
L’uomo aveva ceduto alle loro richieste, ma quando stava per allontanarsi è stato aggredito. Uno degli assalitori ha infatti preso le chiavi del suo scooter e portato via il suo telefono, ordinando poi agli altri di attaccarlo. Quando ha ripreso conoscenza, il pastore era chiuso in una stanza buia.
“Ho gridato aiuto, ho pianto forte sperando che qualcuno sentisse le mie grida e venisse ad aiutarmi, ma nessuno poteva sentirmi – è il suo straziante racconto -. Sono rimasto sdraiato sul pavimento senza cibo né acqua per i giorni successivi. Non mi hanno dato nulla da mangiare o da bere“.
Dopo sette giorni, finalmente l’aiuto di una donna anziana allarmata dalle urla. “Mi ha detto che la porta era chiusa dall’esterno e che l’avrebbe aperta per me a condizione che non dicessi a nessuno che l’aveva aperta. Aveva molta paura che se gli aggressori lo avessero scoperto, sarebbe finita nei guai”.
La donna ha dato cibo e acqua al pastore, che ammette: “Se non mi avesse aiutato, oggi non sarei vivo. Credo pienamente che sia stato Dio a mandarla ad aiutarmi”.
Vishwanathan è così riuscito a far ritorno a casa a Sheohar, apprendendo dai vicini di essere stato cercato in tutto il distretto dai suoi familiari, che, presi dal terrore, erano fuggiti nella città natale della moglie in Nepal. Derubato del suo telefono e privo di mezzi, il pastore ha potuto ricongiungersi con i suoi cari solo il 28 novembre. Fondamentale l’aiuto della comunità cristiana.
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Minacce ripetute
I pastori anziani di Patna, capitale dello stato di Bihar, avevano esortato il pastore a sporgere denuncia tramite il gruppo di difesa legale Alliance Defending Freedom India.
“Ma non volevo portare avanti un caso contro gli aggressori – ha raccontato il pastore Vishwanathan -. Sono stato attaccato diverse volte per aver guidato una chiesa domestica e condiviso il Vangelo nei villaggi, ma sono sopravvissuto solo grazie alla grazia di Dio. Anche in passato, la polizia mi ha avvertito che c’è una minaccia per la mia vita. Mentre le celebrazioni di Navratri [festival indù] erano in pieno svolgimento, se fossi stato ritrovato, gli assalitori avrebbero potuto davvero offrirmi in sacrificio alla divinità“.
India, cresce la persecuzione anti cristiana
Otto estremisti indù avevano già attaccato il pastore il 23 giugno 2019 nel distretto di Sheohar. Tirandolo giù dal suo scooter lo avevano selvaggiamente picchiato, rompendogli mani e piedi. Ora la notizia del sequestro ha comportato anche conseguenze di tipo sociale: il proprietario della casa presa in affitto dalla famiglia, ad esempio, ha sfrattato il pastore e i suoi temendo per la propria vita.
Il furto del motorino, prezioso mezzo di trasporto, non potrà essere riparato in alcun modo, dal momento che si trattava di un usato e che il pastore non ha alcun documento.
La violenza contro i cristiani nello stato di Bihar è cresciuta negli ultimi due anni e gli attacchi a chiese e pastori sono ormai divenuti a cadenza settimanale. Le vittime spesso scelgono di non chiamare la polizia, perché collusa in molti casi con gli estremisti indù. Nonostante questo, il pastore Vishwanathan non smette di ringraziare Dio e di sperare di poter tornare alla propria opera di diffusione del Vangelo.