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Fondamentalismo islamico: in Bangladesh i cristiani sempre più perseguitati

Filippa Tagliarino

Fondamentalismo islamico: in Bangladesh i cristiani sempre più perseguitati

giovedì 17 Dicembre 2020 - 16:39
Fondamentalismo islamico: in Bangladesh i cristiani sempre più perseguitati

Nel corso degli anni, la terra Bangladese è stata testimone di una tenace persecuzione a quegli uomini che coraggiosamente decidono di abbandonare l’Islam per il cristianesimo.

Essere un penitente in territorio musulmano significa sfidare il più forte e, in Bangladesh, dove esiste una minoranza cristiana, ogni giorno avvengono episodi seri di prevaricazione religiosa, classificando il Paese al 48esimo posto per tollerabilità verso i cristiani, nonostante un’apparente libertà democratica che non tutela il pensiero dissonante.

Fondamentalismo islamico

Se negli stati laici la legge islamica non ha influenza, ecco che negli Stati con religione musulmana esiste un vincolo tra legislatura e Credo. Pertanto, la dittatura religiosa deriva dal fatto che la legge islamica è integrata alla legge dello Stato.

I fondamentalisti, o musulmani “radicali”, quindi, hanno la missione di applicare la loro teoria assolutista in ogni area sociale e comportamentale dei cittadini.

Una delle grandi sfide che il Bangladesh deve affrontare proviene dal sistema delle madrase, le scuole islamiche, che subiscono un processo di un’istruita islamizzazione. Si stima che tali scuole formino almeno dai 2 ai 4 milioni di studenti all’anno. Come in Pakistan, le madrase sono come “incubatrici”per addestrare gli studenti all’odio e alla violenza. Non a caso, nove dei responsabili dell’attentato a Dacca nel luglio 2016 erano studenti della madrasa.

Un lavoro psicologico comincia già dalle menti più esposte. Nel gennaio del 2017, il governo ha deciso di rendere i libri di testo più coerenti con i gruppi islamici conservatori. Anche l’abecedario ha subito una variazione nelle lettere accostate ad un oggetto. Per esempio la lettera “o”, viene accostata alla parola “orna“, ovvero il velo che le ragazze indossano nella pubertà, descrivendo una donna musulmana devota.

L’ostilità verso i cristiani, in un atmosfera totalitaria islamica, ha portato quattro vescovi ad alzare la voce, esponendo alla premier Sheikh Hasina Wazed, lo scorso 12 novembre, le preoccupazioni che riguardano la comunità cristiana in Bangladesh: “Le abbiamo espresso la nostra preoccupazione a proposito delle persecuzioni di cui i cristiani sono oggetto. Spesso le vittime sono nostri fedeli dei gruppi etnici di minoranza. L’abbiamo informata, così lei potrà agire subito se si verifica qualche caso”.

Proprio il 2 novembre, precedentemente all’incontro tra i vescovi e la prima ministra bengalese, per le strade della capitale hanno sfilato più di 10.000 persone per protestare contro Emmanuel Macron, accusato di aver espresso commenti offensivi nei confronti di Maometto, dopo l’uccisione di Samuel Paty, l’insegnante francese giustiziato da un jihadista. La vicenda, è stata la giusta leva per cavalcare l’onda dell’odio dei Paesi musulmani che sostengono di essere trattati in Francia come gli ebrei prima della seconda guerra mondiale. In quell’occasione, i manifestanti hanno chiesto il boicottaggio dei prodotti francesi e la chiusura dell’ambasciata in Francia, con la minaccia di distruggerla.

Dunque, grazie ad una tolleranza timorosa, è in atto un rapido progresso di decristianizzazione, dove laicità e secolarismo fanno spazio al fondamentalismo islamico che, privo di indulgenza, impone i suoi precetti totalitari.

Filippa Tagliarino

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