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Seppellì viva la fidanzatina di 16 anni, adesso chiede di lavorare fuori dal carcere

Voce Contro Corrente

Seppellì viva la fidanzatina di 16 anni, adesso chiede di lavorare fuori dal carcere

sabato 12 Dicembre 2020 - 08:00
Seppellì viva la fidanzatina di 16 anni, adesso chiede di lavorare fuori dal carcere

I genitori di un ragazzo di 17 anni che uccide la propria fidanzatina di 16, possono dire al proprio figlio “siamo orgogliosi di te”? Qui non c’entra il perdono, non c’entra la compassione o l’incoraggiamento, qui c’è decisamente un profondo problema di base che ha a che fare con un atteggiamento familiare “tossico”. Uno sbaglio è uno sbaglio, puoi sperare di ottenere il perdono da chi lo sbaglio l’ha subito o la comprensione di chi ti sta vicino come un genitore, se vuoi redenzione e chiedi perdono a Dio la Parola insegna che Lui perdona all’istante, ma uno sbaglio rimane uno sbaglio e porta in eredità delle conseguenze.

Uccise la fidanzata di 16 anni, una relazione complessa

La storia dell’omicidio di Noemi Durini, 16enne di Specchia (Lecce), uccisa il 3 settembre del 2017 dal suo fidanzato Lucio Marzo, scosse l’Italia. All’alba di quel fatidico giorno Noemi ha un appuntamento con il suo fidanzato. Il ragazzo prende l’auto della mamma e s’incontra con Noemi. Quello nato tra i due ragazzi è il primo amore per entrambi, ma, stando al racconto delle rispettive famiglie, è un “amore malato”. Tra Noemi e Lucio si crea una sorta di dipendenza per la quale nessuno dei due tollera la mancanza dell’altro. Quella mattina, forse in seguito ad una lite, Lucio colpisce la fidanzata con sassate e coltellate, poi la seppellisce, ancora viva, come accerterà l’esame autoptico, sotto un cumulo di sassi nelle campagne di Castrignano. La mattina i genitori della ragazza sporgono denuncia di scomparsa, sperando si tratti soltanto di un colpo di testa della figlia. Con il passare dei giorni, nonostante della ragazza non ci sia nessuna traccia, viene formulata ufficialmente l’ipotesi di omicidio. Lucio Marzo finalmente crolla e confessa di aver ucciso Noemi. I genitori del ragazzo vengono informati del ritrovamento del corpo dall’inviata della trasmissione di Raitre, Chi l’ha visto?

Uccise la fidanzatina, la condanna a 18 anni

Lucio Marzo viene condannato a 18 anni ed 8 mesi di carcere con una sentenza definitiva. Ora ha avanzato la richiesta di poter lavorare fuori dal carcere, un beneficio che potrebbe essere applicato una volta scontato un quarto della pena. Ma, essendo entrato in carcere quando era ancora minorenne, la legge gli consentirebbe di assolvere a questa richiesta, fermo restando che la decisione finale spetta comunque ai giudici. Secca la presa di posizione della famiglia della vittima, con la sorella Benedetta che ha scritto un durissimo post su Facebook. “Non ha rubato un’auto, non ha spacciato. Ha ucciso. Io non dimentico il suo sorriso beffardo fuori dalla caserma dei carabinieri dopo aver confessato l’omicidio…No ai benefici per il killer. Come si può permettere la libertà a un essere così? Che dignità dovrebbe recuperare che di dignità non ha nulla, che di umano non ha nulla, soltanto la fisionomia e la biologia?”- scrive ancora la sorella di Noemi, mentre la madre Imma Rizzo si dice “sconcertata”.

Oltre all’orrore di questa storia ciò che fa pensare, come detto, sono gli atteggiamenti di alcuni diretti interessati. La criminologa Isabel Martina ha dichiarato: “Lucio Marzo non ha mai ben compreso la gravità di quanto ha fatto poiché ha ricevuto la solidarietà dalla famiglia, una sorta di giustificazione morale”. Dopo la confessione del ragazzo, infatti, che spiegò di aver ucciso la ragazza perché avrebbe voluto fare del male ai suoi genitori, i coniugi Marzo urlarono agli organi di stampa: “Siamo orgogliosi di lui”. Una evidente dimostrazione dell’astio che provano le due famiglie ma, dietro c’è molto di più, forse una psicologia da sanare che ha creato, e continua a farlo, un gravissimo danno ad un ragazzo poco consapevole.

Alessandra Barbato

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