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Caporalato a Caltanissetta, braccianti come schiavi e un omicidio: 12 arresti

GinaLoPiparo

Caporalato a Caltanissetta, braccianti come schiavi e un omicidio: 12 arresti

mercoledì 02 Dicembre 2020 - 10:20
Caporalato a Caltanissetta, braccianti come schiavi e un omicidio: 12 arresti

Indagate 12 persone per associazione a delinquere finalizzata al reclutamento e allo sfruttamento di manodopera. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Caltanissetta, caporali pakistani sfruttavano loro connazionali impiegandoli presso titolari di aziende agricole. Uno dei braccianti, ribellatosi alle dure condizioni, aveva deciso di denunciare gli aguzzini: è stato ucciso il 3 giugno.

Caporalato, arrestate 12 persone a Caltanissetta

Dieci persone in carcere, una agli arresti domiciliari, un’altra non ancora reperibile. Questo il risultato delle indagini delle forze dell’ordine, che hanno portato alla luce un quadro agghiacciante di soprusi e sfruttamento.

Il gruppo di uomini in arresto, di origini pakistane ma da tempo residenti a Caltanissetta, “agendo con metodo paramafioso, ha assoggettato la comunità di appartenenza sottoponendola a un regime di vessazione e terrore e sfruttandola professionalmente al fine di assicurare all’associazione continuità nel tempo”.

Le perquisizioni nell’ambito del blitz “Attila” hanno portato alla luce due libri mastri, ora al vaglio della Procura. Le paghe segnate per i lavoratori sono di 25-30 euro al giorno. Approfittando delle necessità dei propri connazionali, il gruppo, guidato da un capo, è riuscito ad addentrarsi nel settore agricolo dell’entroterra, imponendosi col sistema del caporalato.

I braccianti venivano assegnati ad aziende agricole con le quali erano concordati salari estremamente bassi. Il denaro non andava direttamente ai lavoratori: i caporali ne trattenevano per sé una parte o addirittura l’intera somma.

Caltanissetta, violenze e soprusi per braccianti pakistani

Numerosi anche le azioni violente. Oltre alle spedizioni punitive dirette a chi osava ribellarsi, sono emersi anche episodi strazianti, come quello dell’aggressione ad una giovane nigeriana, rapinata di duecento euro mentre aveva in braccio il figlio di un anno. Il marito della donna è stato colpito con calci e pugni.

Minacce di morte, invece, sono state rivolte ad un giovane sequestrato per ben tre ore con tanto di coltello alla gola. Il ragazzo avrebbe dovuto chiamare il padre in patria per ottenere 5mila euro come riscatto.

Un altro episodio emerso riguarda l’irruzione in una comunità per minori. Gli uomini si sono presentati con pistola e coltelli e hanno aggredito due ospiti. Il tutto a causa di una banale lite con un ragazzino, che ha chiesto l’aiuto del capo banda per vendicarsi.

Braccianti trattati come schiavi: contestato anche un omicidio

Le indagini hanno portato alla luce anche un omicidio, quello di Adnan Siddique. L’uomo si era ribellato e aveva denunciato i caporali, venendo ripagato con la morte la sera del 3 giugno. Accusate del delitto sei delle persone in arresto.

Prima dell’uccisione del bracciante, secondo l’accusa, la banda aveva messo in atto numerosi episodi di violenza nel Nisseno. Imputati diversi delitti contro la persona ed il patrimonio ai danni di connazionali residenti non solo a Caltanissetta ma anche nei paesi limitrofi.

Caporalato, sotto accusa anche le aziende agricole

I fatti hanno consentito “di acclarare l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata ad imporre la propria egemonia sul territorio, acquisita dal protratto periodo di operatività e rafforzata dal costante ricorso a condotte minatorie e violente di elevatissimo allarme sociale”, hanno dichiarato gli inquirenti.

Naturalmente le indagini non si rivolgono solo al gruppo pakistano, ma anche alle aziende agricole che hanno approfittato della situazione. “Trovavano conveniente rivolgersi ai caporali loro connazionali perché ben consapevoli che nessuna denuncia sarebbe mai potuta intervenire a danneggiarli, proprio per le condizioni di sfruttamento dei lavoratori”.

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