La didattica a distanza, già sperimentata durante lo scorso anno scolastico, le aveva causato ansia e depressione, motivo per cui il ritorno alla Dad avrebbe significato per lei una ricaduta. Protagonista della storia raccontata dal Messaggero è una studentessa affetta da Sindrome di Down, iscritta al liceo Saffo di Roseto degli Abruzzi (Teramo). La giovane è ripiombata in un incubo che la famiglia pensava essersi messa alle spalle e così i compagni hanno pensato di alternarsi in classe per farle compagnia.
Incubo Dad per una studentessa Down
Grazie all’aiuto degli insegnanti e del dirigente, l’allieva è potuta tornare a seguire le lezioni in aula, come la normativa prevede, non da sola, però. I compagni infatti hanno deciso di alternarsi in aula per evitare che la compagna potesse sentirsi sola.
“La volta scorsa, la dad per mia figlia era stata distruttiva – ha riferito la mamma della 15enne a Il Messaggero. – Si era chiusa in stessa, non parlava più, annullati tutti i progressi che aveva fatto in tanti anni, rischiava la depressione, così ho dovuto organizzare a casa una didattica in presenza con assistente educativo ed educatrice privata che l’aiutavano a svolgere il lavoro”.
Alla Dad “mi sono opposta fin dal primo giorno, – ha continuato la madre – Il dirigente scolastico ha cercato sempre di venirmi incontro”, sottolinea la mamma, così la figlia è tornata in classe come previsto per gli studenti disabili. “Ma era sola con i professori curriculari, gli insegnanti di sostegno e i compagni collegati tramite la lavagna interattiva multimediale. Per Anna già questo era molto, ma non bastava. Questa non è vera inclusione”, ha denunciato la madre. Ed è così che i compagni hanno deciso di tornare in aula, a turno, per non lasciare sola la studentessa.