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Abusi contro le donne cristiane in India: il report di Open Doors

GinaLoPiparo

Abusi contro le donne cristiane in India: il report di Open Doors

venerdì 13 Novembre 2020 - 12:03
Abusi contro le donne cristiane in India: il report di Open Doors

I cristiani in India sono oggetto di frequenti persecuzioni e tra questi le donne risultano essere la fascia più vulnerabile. Il recente rapporto “Behind closed doors”, pubblicato da Open Doors, traccia un agghiacciante scenario fatto di violenza sessuale, violenza domestica e discriminazione nell’accesso alle risorse di base e nell’occupazione. Il tutto, naturalmente, per via della somma di due vulnerabilità: quella legata al genere e quella relativa alle credenze religiose.

Donne cristiane: il rapporto annuale di open Doors

Open Doors pubblica ogni anno un rapporto sulla persecuzione religiosa specifica per genere nel mondo. Come l’organizzazione spiega in apertura del documento: “Persecuzioni religiose specifiche per genere e discriminazioni si verificano quando la vulnerabilità religiosa aumenta la vulnerabilità di genere esistente”.

In particolare, il rapporto “Behind closed doors” si focalizza sulla situazione delle donne cristiane in India, nazione in cui il 72,5% della popolazione si identifica come indù. Musulmani e cristiani rappresentano rispettivamente il 14,4% e il 4,8% degli abitanti.

Sebbene l’India sia storicamente nota per la sua costituzione secolare e il pluralismo religioso, negli ultimi decenni il radicalismo indù è andato via via rafforzandosi. Il movimento Hindutva di base si fonda sull’assunto che chi non è indu, non può dirsi indiano. I politici del Bharatiya Janata Party (BJP, ossia “Partito del Popolo Indiano”) hanno, inoltre, pubblicamente espresso l’obiettivo di rendere l’India una nazione di soli indù.

“Il risultato di questa ideologia e retorica – conclude il report- è un contesto in cui la persecuzione e la discriminazione delle minoranze religiose è diffusa e può essere svolta impunemente. Questo vale soprattutto
per le fedi non indiane come l’Islam e il Cristianesimo, i cui seguaci sono visti come agenti stranieri e minaccia alla coesione nazionale”.

In una costante violazione dei diritti umani, il numero annuo di incidenti segnalati contro i cristiani è cresciuto di più di cinque volte tra il 2014 e il 2019. Tra questi, si registrano numerosi casi di ostracismo sociale, accesso negato alle risorse comunali, discriminazione sul lavoro, eredità negata e tutta una serie di attacchi con lo scopo di rendere i cristiani dei veri e propri cittadini di serie B.

A ciò si aggiungono le leggi anti conversione, già in vigore in otto stati indiani e di cui altri vogliono dotarsi. Nate come strumento di tutela dei cittadini contro le conversioni involontarie, sono spesso abusate per limitare le attività religiose tutelate dalla costituzione.

La condizione delle donne indiane

La società indiana, fortemente patriarcale, vede diversi esempi di discriminazione legata al genere femminile: aborto selettivo, infanticidio, abbandono delle bambine, tasso di alfabetizzazione più basso, guadagni in media inferiori.

Anche lo studio delle discriminazioni al femminile risente fortemente di una coltre di paura, vergogna, superficialità e normalizzazione delle violenze subite da queste donne, che restano spesso in silenzio o, quando denunciano, si scontrano con l’insofferenza di chi dovrebbe garantir loro giustizia.

Donne cristiane, prima causa di morte: lo stupro

In generale, in India, la violenza sessuale ai danni delle donne è molto alta. Secondo le statistiche ufficiali, ogni 15 minuti una donna è violentata in qualche parte del Paese. Ancor più agghiacciante rendersi conto che la statistica resta comunque al di sotto della realtà, dato che molti stupri vengono taciuti e non denunciati.

Nel caso delle donne cristiane, è stato stimato che quelle appartenente alla casta Dalit (la più bassa nella gerarchia indiana) hanno il doppio delle probabilità di essere violentate rispetto alle fedeli indù della medesima casta.

Secondo il report, la violenza sessuale si verifica in gran parte a causa di fattori sociali, ma la sua alta incidenza è resa possibile dalla mancanza di azione. I casi denunciati che sono poi approdati alla condanna del colpevole nel 2018 sono stati solo il 27% . La polizia non è solo manchevole nel perseguire la giustizia: spesso è stata complice dello stupro.

Donne cristiane, seconda causa di morte: violenza domestica

La seconda causa di morte per le donne cristiane è la violenza domestica. Normalizzato a tal punto da non essere percepito come un errore, il fenomeno si è scontrato con la lentezza del governo a legiferare: una legge che tutelasse le donne in tal senso si è avuta solo nel 2005.

L’incarcerazione da parte della famiglia, che ha colpito il doppio delle donne rispetto agli uomini secondo il report, è considerata normale. Alle donne cristiane che vivono con parenti indù può essere impedito di uscire di casa, di
incontrare amici, di lavorare o studiare e persino di accedere all’assistenza sanitaria.

Invisibili agli occhi della società, le vittime di violenza domestica spesso sono restie a denunciare le famiglie, temendo di arrecare loro disonore.

Mentre indù, buddisti, sikh e giainisti, sono protetti da matrimoni non consensuali una legge sul matrimonio del 1955, i cristiani ne sono di fatto esclusi. Il matrimonio forzato naturalmente è un veicolo di violenza sessuale ma non solo. La conversione di una donna sposata al cristianesimo può essere motivo di divorzio forzato, con conseguente
negazione dell’affidamento di minori.

Il rifiuto di un matrimonio forzato o il sospetto di un comportamento immorale (come può essere intesa la conversione) può condurre a violenze e delitti d’onore. La situazione sfrutta una legislazione debole e la riluttanza del governo a punire le irregolarità. Molte posizioni di influenza sono oltretutto occupate dagli Indù ostili ai Cristiani.

Negazione delle risorse comuni

Le donne cristiane, specialmente quelle delle caste inferiori, sperimentano sovente la negazione di risorse comuni, cibo e acqua.

La negazione dell’accesso alla comunità sociale è una punizione comune per le donne cristiane, che colpisce profondamente anche le reti relazionali e amicali. All’estremo, non sono solo ignorate ed escluse, ma vengono costrette a lasciare la propria casa o città da familiari, estremisti o un comitato di villaggio.

Minacciate di multe, violenze o ostracismo, diverse donne cristiane si suicidano in preda a vulnerabilità,
solitudine, paura e disperazione.

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