“Il decreto è tecnicamente sbagliato perché non poggia su dati scientifici, ma sulle ansie di alcuni ministri preoccupati“. A dirlo è Matteo Renzi, in un’intervista a La Repubblica, nel corso della quale ha aggiunto: “È un decreto che non riduce il numero dei contagiati, ma aumenta il numero dei disoccupati. Fomenta le tensioni sociali di un Paese diviso tra garantiti e non e crea un doppio binario sui ristori economicamente insostenibile nel medio periodo”.
Renzi: “Auspico che non si arrivi al lockdown”
“L’utilità del dpcm dal punto di vista sanitario è tutta da dimostrare, mentre è certo sia dannoso a livello economico e sociale”, rincara la dose.
“Preoccuparsi dei cinema e dei teatri senza aver fatto funzionare trasporti e tamponi è umiliante”, prosegue Renzi, spiegando che “per unirsi bisogna spiegare le scelte che si fanno. Vedo molti consulenti del ministero in tv, spero rimanga loro il tempo di studiare le carte”.
“Auspico che non si arrivi al lockdown – aggiunge – ma è più comprensibile un lockdown serio e spiegato bene come ha fatto Macron ieri sera che non procedere con decreti continui come fosse una telenovela. Facciamo un piano serio, anche duro se serve, ma un piano strategico da qui a sei mesi. Non decreti a getto continuo che scadono dopo sei giorni”.
Renzi: “La ripartenza della scuola in Italia è fallita”
“Il virus è forte, ma non giriamoci intorno – prosegue Matteo Renzi -. Lei parla di due Paesi che comunque tengono aperte le scuole, la ripartenza della scuola da noi è fallita perché abbiamo pensato ai banchi a rotelle e non ad avere un punto medico in ogni istituto. Perché abbiamo esasperato i professori con regole burocratiche, ma non abbiamo fatto funzionare i trasporti”.
Renzi: “Io faccio politica, non giochini”
Quanto alle accuse del premier Conte di mettere in piedi “giochini politici”, Renzi controbatte: “Questo modo sbrigativo di rispondere alle critiche mi sembra più adatto a un populista che a un premier. Che vuol dire giochini politici? Vorrei ricordare che senza i miei giochini politici di un anno fa oggi Conte farebbe il professore all’università di Firenze e in queste ore si occuperebbe di come funziona la didattica online da Novoli, non di Dpcm. Io faccio politica, non giochini. E suggerisco al premier di farsi aiutare dalla sua maggioranza anziché considerarsi depositario della verità. Vogliamo dare una mano, ma fare politica per noi non è una parolaccia, non siamo populisti noi”.
Chiara, infine, la posizione sul Mes: “Zingaretti pone un tema giusto quando parla del Mes: avessimo chiesto il Mes quattro mesi fa avremmo oggi meno persone in coda per un tampone e più controlli nelle scuole e nelle Rsa. Continuare a dire no al Mes è masochismo, non ideologia. E sinceramente non capisco la sponda che Gualtieri sta dando ai 5 stelle su questo”.