No alla somministrazione della Ru486 nei consultori, stop alla distribuzione in day hospital alla fine dell’emergenza Covid, raccordo delle istituzioni con i movimenti pro vita. Queste le le linee guida che la Regione Piemonte potrebbe presto approvare in materia di aborto farmacologico, con apposita delibera in contrasto con quelle del ministero della Salute.
L’iniziativa, anticipata dalle pagine locali della Stampa, è dell’assessore ai Diritti della Regione Piemonte, Maurizio Marrone (FdI), che ad agosto aveva attivato l’avvocatura regionale contro il governo.
«Quella sull’aborto farmacologico è una proposta dell’assessore» Marrone, «che verrà portata prima in maggioranza per una valutazione da parte di tutti, essendo un tema che tocca le sensibilità individuali», ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.
«Io non ne faccio una bandiera ideologica, la preoccupazione è difendere prima di tutto la salute della donna e non accetto che la si strumentalizzi per fare campagna sulla pelle delle donne», ha dichiarato all’Ansa Maurizio Marrone. «Queste prese di posizione confermano lo schema ideologico che muove quelle forze politiche che stanno, loro sì, cercando di strumentalizzare la questione fin da agosto».
Reazioni
«Sull’aborto il diritto di scelta non si tocca – ha affermato il sindaco di Torino, Chiara Appendino -. Non è la prima volta che qualche esponente politico decide di fare la sua becera propaganda sul corpo delle donne, entrando a gamba tesa sui temi dell’interruzione volontaria di gravidanza e delle sue modalità. In questo caso la manifestazione di ignoranza è arrivata dal gruppo di Fratelli d’Italia, tramite l’assessore della Regione Piemonte, Maurizio Marrone».
Analoghe posizioni per la senatrice democratica Monica Cirinnà: «Neanche le linee guida sull’aborto farmacologico, emanate a luglio dal ministero della Sanità e il parere del Consiglio superiore di sanità fanno desistere da politiche e iniziative oscurantiste. Ora ci prova la giunta piemontese del leghista Cirio a introdurre l’ospedalizzazione per la Ru486 tentando di cancellare la libertà e i diritti delle donne. Sul corpo della donna viene, infatti, condotta una vergognosa campagna propagandistica senza basi scientifiche e mediche. Invece di occuparsi di migliorare il livello dei servizi e il diritto alla salute di tutti i cittadini, in particolare delle donne, la giunta leghista, ancora una volta, sceglie la strada della mistificazione».
La nota della Regione Piemonte
La Regione Piemonte intanto con una nota precisa: «L’assessore regionale agli Affari legali sta verificando con l’Avvocatura regionale eventuali profili di illegittimità del provvedimento del ministero della Salute rispetto alle disposizioni della Legge 194, in quanto sarebbero emerse delle criticità. L’argomento non è ancora approdato al tavolo della Giunta regionale, né è stato oggetto di valutazioni etiche da parte dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, che attende di conoscere il quadro completo degli approfondimenti legali in corso».
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