È stato condannato a morte da un tribunale di Lahore per il reato di blasfemia. È quanto accaduto a Asif Pervaiz, 37enne di fede cristiana, accusato di aver insultato il profeta Maometto attraverso degli sms inviati nel 2013 a un collega musulmano. L’avvocato difensore, Saiful Malook, ha annunciato di voler ricorrere in appello.
Pervaiz ha dichiarato durante il processo di essere stato accusato di blasfemia dal suo supervisore al lavoro a seguito di un suo rifiuto di convertirsi all’Islam. Il supervisore nega, però, la versione e l’accusa ha presentato prove dell’invio degli sms incriminati.
Secondo le leggi sulla blasfemia in Pakistan, chi viene accusato di insulti all’Islam o a figure religiose rischia la pena di morte, se condannato. Si tratta di un vero e proprio tasto dolente, al centro di numerose rivolte e violenze nel Paese. Più volte le organizzazioni in difesa dei diritti umani hanno denunciato l’uso strumentale delle accuse di blasfemia, sovente usate per intimidire le minoranze religiose e perseguire obiettivi personali.