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La Bibbia? Ora rischiamo anche che sia “materiale provocatorio”

Gianfranco Amato

La Bibbia? Ora rischiamo anche che sia “materiale provocatorio”

lunedì 24 Agosto 2020 - 10:12

Fatta questa precisazione, i vescovi scozzesi nel loro cahier de doléances hanno evidenziato una serie di perplessità, a partire dal fatto che «la mancanza di una chiara definizione del concetto di “odio” è destinata a creare un ampissimo margine di interpretazione» da parte delle vittime, delle forze dell’ordine e dei magistrati. Gli stessi vescovi si dichiarano anche preoccupati del fatto che la nuova legge possa generare il fenomeno della cosiddetta “cancel culture” – con relativa censura e gogna mediatica – nei confronti di tutti coloro che non intendano sottomettersi all’ideologia dominante del politicamente corretto. Paventano il rischio di una sorta di caccia alle streghe nei confronti di chi osi dissentire rispetto al Pensiero Unico e di qualunque voce controcorrente.

Serie preoccupazioni vengono, inoltre, evidenziate dai vescovi sullo stesso «concetto di persona umana che ha il magistero della Chiesa cattolica, il quale sancisce il principio che sesso e genere non sono fluidi e mutevoli, e che l’uomo e la donna sono complementari e funzionali alla procreazione». Qualora venisse approvata la legge, sostengono sempre i vescovi scozzesi, «tali dichiarazioni potrebbero essere percepite da alcuni come un’offesa alla propria visione personale del mondo e suscettibili di incitare odio».

Sono tutte questioni che ben conosciamo e di cui stiamo dibattendo in Italia.

Quello che, invece, mi ha particolarmente colpito è la denuncia dei vescovi scozzesi circa il rischio che persino la Bibbia possa essere considerata «inflammatory material», ossia materiale provocatorio il cui possesso sarebbe punito dalla nuova legge.

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