Si comincia con la proposta di legge Zan sull’omotransfobia e si finisce con l’Hate Crime Bill of Scotland, ossia la proposta di legge sul reato d’odio presentata dal governo scozzese, che sta scatenando una serie di reazioni indignate da parte di vari settori della società, tra cui anche la Conferenza Episcopale cattolica di quel Paese.
I vescovi scozzesi, infatti, hanno preso carta e penna e hanno scritto alla Commissione giustizia del Parlamento.
Dopo aver premesso che non vi è alcun dubbio sul fatto che l’incitazione all’odio sia moralmente riprovevole, i vescovi hanno voluto precisare che, a loro detta, l’introduzione di un nuovo reato dovrebbe tener conto di tre fattori essenziali.
Primo, «non si può prescindere dalla legislazione esistente». Secondo, «è necessaria un’attenta valutazione circa le ricadute che il nuovo reato può eventualmente avere sui diritti fondamentali come la libertà di parola, la libertà di espressione e la libertà di pensiero, coscienza e religione». Terzo, «occorre verificare che siano utilizzati termini in grado di definire in maniera inequivocabile e precisa l’eventuale condotta oggetto di reato», in quanto «la legge deve anche essere sufficientemente chiara affinché i cittadini la possano comprendere e la magistratura la possa applicare». Quest’ultima considerazione di buon senso integra, peraltro, quello che viene chiamato principio di legalità, pilastro fondamentale di uno Stato di diritto.