Dopo la loro testimonianza, tre fratelli si sono convertiti e sono stati battezzati.
In Bangladesh, due cugini che parlavano del cristianesimo sono minacciati di morte dagli imam dei loro villaggi. Jalil Miah, 62 anni. Nel suo villaggio di Lalmonirhat, nel nord del Bangladesh, predica la sua fede in Gesù Cristo. In un villaggio vicino, anche suo cugino Lokman Miah, 47 anni, parla liberamente della sua conversione al cristianesimo.
Recentemente, in seguito alla loro testimonianza, tre fratelli della stessa famiglia si sono convertiti al cristianesimo e sono stati battezzati. La notizia si diffuse rapidamente in tutto il villaggio, provocando la rabbia degli abitanti, prevalentemente musulmani.
Il 7 luglio, verso le 10 del mattino, Monu Pramanik, l’imam locale, che non è altro che lo zio di Jalil, è venuto a cercarlo a casa, furioso. Ha iniziato gridandogli contro, insultandolo e persino minacciandolo di morte: «Si inganna la gente, convertendosi al cristianesimo. Se continui, non esiteranno ad ucciderti». Nonostante la sua paura, Jalil ha risposto con calma: «Qualunque cosa possa succedermi, sono pronto. Voi fate del male alla società nel suo complesso». Lo stesso giorno, Lokman ricevette anche la visita dell’imam del suo villaggio che gli chiese perché non si recasse più alla moschea. Lokman rispose: «Io e la mia famiglia preghiamo la domenica, ci riuniamo, leggiamo la Bibbia e lodiamo Dio. Non preghiamo più come i musulmani perché seguiamo Gesù».
L’imam ha gridato con rabbia: «State danneggiando la società nel suo complesso. Stai mentendo alla gente per farla convertire al cristianesimo. Fermati subito o ti condanno a morte per crimini contro l’Islam. Ti tengo d’occhio, stai attento». Le famiglie di Jalil e Lokman vivono nella paura delle minacce, ma sono incoraggiate dalla consapevolezza di essere sostenute. Ad esempio, hanno ricevuto assistenza d’emergenza durante il blocco del Covid-19.
Fonte: Porte Aperte France
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