Kabil, insegnante di alcuni pastori cristiani nel Nord Africa, spiega come il Covid-19 lo abbia costretto a reinventare il suo modo di lavorare.
A causa del Covid-19, non è più possibile viaggiare, incontrarsi, sperimentare la convivialità (importante collante sociale e soprattutto spirituale della cultura dei paesi del Nord Africa), così Kabil, istruttore di alcuni leader cristiani spiega come, a causa della pandemia, il suo modo di lavorare è cambiato radicalmente.
STESSO PROGRAMMA, MA SENZA SPOSTARSI
«Abbiamo iniziato a lavorare tramite i social network – spiega Kabil – organizziamo le nostre sessioni di formazione utilizzando Zoom, Whatsapp, messenger o Skype. Il mio programma è rimasto lo stesso ma, invece di viaggiare, seguo tutte le attività da casa. Le date deli incontri non sono cambiate, lavoro con le stesse chiese, le stesse persone e nei fine settimana mi riposo . Questa nuova organizzazione si è persino dimostrata utile. I nostri scambi sono più profondi e tutti sono soddisfatti. Attualmente sto impartendo lezioni ad una trentina di leader che ora sono in grado di formarne altri».
GLI OSTACOLI NON MANCANO
Tuttavia, Kabil sottolinea che il lavoro da remoto non è sempre il metodo migliore, perché, oltre a numerosi vantaggi, ci sono altrettante difficolta. Il primo problema riscontrato è quello della connessione Internet. Spesso le persone che vivono in piccoli villaggi o hanno una connessione pessima o addirittura non ne hanno affatto.
Il secondo problema è legato alla carenza di attrezzature tecnlogiche come computer o smartphone, strumenti che non tutti hanno. Infine, c’è anche il problema economico. Per avere una connessione Internet si deve pagare e non tutti posso permetterselo, soprattutto perché proprio durante la pandemia, numerosi cristiani hanno perso il lavoro.
TRADUZIONE DELL’ARTICOLO: Covid-19 en Afrique du Nord: les formations de pasteurs continuent
LEGGI ANCHE: Sudafrica, sotto attacco la Chiesa pentecostale più grande del Paese
Gabriele Giovanni Vernengo