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Persecuzione dei cristiani in Nigeria: 1202 uccisi solo nella prima metà del 2020

Lilia Ricca

Persecuzione dei cristiani in Nigeria: 1202 uccisi solo nella prima metà del 2020

venerdì 17 Luglio 2020 - 11:30
Persecuzione dei cristiani in Nigeria: 1202 uccisi solo nella prima metà del 2020

I dati diffusi dalla Società Internazionale per le Libertà Civili "Intersociety".

Un’organizzazione non governativa che promuove la libertà, la democrazia e la sicurezza, la Società Internazionale per le Libertà Civili, Intersociety ha pubblicato un edificante rapporto sulla persecuzione dei cristiani in Nigeria. Si dice che 1202 cristiani sono stati uccisi dai jihadisti, nella prima metà del 2020, dal mese di gennaio fino al mese di giugno.

La Società afferma che 812 cristiani sono stati uccisi dai pastori di Peul, e 390 sono stati uccisi da Boko Haram nell’Iswap, uno stato islamico nella provincia dell’Africa occidentale. Questi attacchi jihadisti sono avvenuti, soprattutto, nel sud di Kaduna, oltre che nella comunità di Adara e nello Stato dell’Altopiano. L’organizzazione rileva, anche, che gli attacchi si stanno diffondendo grazie alla complicità del governo nigeriano.

«A causa della complicità e del fallimento del governo nigeriano, i jihadisti Fulani e i loro attacchi, si sono diffusi nello Stato nigerino, nella regione centro-settentrionale, a Gbagyi, Kamuku, Ungwai e Bassa, e a Munya, Rafi e Shiroro, così come nella regione sud-orientale e nella regione sud, in particolare a Delta ed Edo, oltre che nella regione sud-occidentale di Ondo e Oyo. Tutte le aree colpite dagli attacchi dei pastori jihadisti, sono comunità cristiane. Ad oggi, non ci sono prove dell’uccisione di musulmani e della presa delle loro terre, dei terreni agricoli e delle case, né della distruzione o dell’incendio di moschee da parte dei pastori jihadisti», viene dichiarato.

Il rapporto afferma che i cristiani sono gli unici bersagli dei pastori, mentre i membri di Boko Haram attaccano anche i musulmani. «I pastori jihadisti prendono di mira e uccidono solo i cristiani, bruciano o distruggono le loro proprietà, comprese le case, i terreni agricoli, i luoghi di culto e le scuole. I jihadisti di Boko Haram, invece, stanno attualmente uccidendo cristiani e musulmani (quelli etichettati come “miscredenti”, “traditori” o “cospiratori”, o coloro che sono stati uccisi in modo collaterale)», si legge.

La Società sottolinea che i cristiani sono associati alla “cultura occidentale”, che è di per sé opposta alla Sharia e al sultanato islamico, che Boko Haram vuole istituire. Una comunità è particolarmente presa di mira da Boko Haram, la Chiesa della Fratellanza in Nigeria, la Ekklesiyar Yan’uwa. Dal 2009, 8370 dei suoi membri sono stati uccisi da Boko Haram e più di 700.000 membri sono stati sfollati. Delle 586 chiese di questa comunità, più di 300 sono state bruciate o distrutte. Il rapporto aggiunge che il numero di case dei suoi membri, che sono state saccheggiate o bruciate, è incalcolabile.

Un altro elemento saliente di questo rapporto è l’aumento del numero di rapimenti di cristiani. L’Intersocietà stima che 1202 cristiani sono stati rapiti nei primi sei mesi del 2020. La maggior parte di loro sono donne, o giovani ragazze, destinate ad essere “schiave del sesso“, “creatrici di bambini jihadisti”. Sono sposate con la forza, convertite all’Islam o uccise, se resistono a queste condizioni. Alcuni riescono a comprare la loro libertà pagando un riscatto. Per l’organizzazione, questi rapimenti sono diventati addirittura “di routine”, negli ultimi mesi, per le ragazze cristiane della regione dell’Igbo.

In un Paese dove la libertà di culto e di religione è garantita dalla Costituzione e dalla Carta africana dei Diritti Umani e dei Popoli, firmata dalla Nigeria nel 1983, lo Stato sembra proteggere gli aggressori. L’Intersocietà denuncia gli “elementi jihadisti”, responsabili delle “potenze politiche e militari”, affermando che gli jihadisti penetrano e guadagnano terreno.

«Oggi, in Congo RDC, con il maggior numero di cattolici in Africa, la jihad è in corso. Nella Repubblica Centrafricana, un Paese a maggioranza cristiana, i jihadisti sono al posto di guida. Situazioni simili si possono trovare in Burkina Faso, Angola, Mozambico, Repubblica del Congo e Togo, per citarne alcuni. Come in Libia, nel 1969 e in Sudan, nel 1989, i jihadisti stanno penetrando e guadagnando terreno, mirando a catturare il potere dello Stato e a cambiare lo status quo, socio-legale laico, in brutali regimi di sultanato e shariatici, mettendo in pericolo i cristiani e altri membri di fede, oltre che le loro culture democratiche, e amanti della pace».

L’Intersocietà vorrebbe anche denunciare le azioni compiute da alcuni cristiani, considerati “fanatici”, che perseguitano i membri delle religioni tradizionali, distruggendo le loro proprietà e i loro simboli.

Fonte: Info Chrétienne

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