I jihadisti hanno attaccato Mocímboa da Praia, una città portuale nel nord del Paese africano.
I jihadisti hanno attaccato Mocímboa da Praia, una città portuale nel nord del Mozambico, nella provincia di Cabo Delgado, il 27 e 28 giugno. La chiesa, l’ospedale, la scuola secondaria, le case, le macchine e i negozi sono stati incendiati dai miliziani.
Missionari e religiosi hanno raccontato alla stampa che gli aggressori hanno liberato i detenuti dalla prigione locale, alcuni dei quali simpatizzanti dell’ISIS.
«Le forze armate hanno reagito duramente. Sono state anche usate armi pesanti. Lo scontro è durato diverse ore. Alla fine, le strade erano piene di cadaveri», si legge su Infochretienne.com.
La cittadina è stata attaccata il 23 marzo e ora i religiosi temono che ci saranno presto «nuovi massacri». «La popolazione, già affranta fisicamente e psicologicamente, potrebbe non essere in grado di resistere a un attacco».
Lo scorso maggio, i vescovi della provincia ecclesiastica di Nampula, nel nord del Mozambico, avevano già denunciato «il peggioramento della situazione a Cabo Delgado», dove è in atto una «guerra misteriosa e incomprensibile», cominciata nell’ottobre 2017 e che si sta diffondendo in tutta la Provincia.
Le conseguenze drammatiche di questa crisi sono ovvie: incendi nei villaggi, distruzione delle infrastrutture economiche e sociali, popolazioni spaventate e affamate, famiglie in fuga, confuse e disorientate che non sanno dove cercare rifugio e protezione.
Come se ciò non bastasse, la stessa provincia di Cabo Delgado, già gravemente colpita, è diventata anche l’epicentro della pandemia di Covid-19 in Mozambico.
Secondo Vatican News, il bilancio ufficiale delle vittime della guerra è di 900 morti e oltre 200mila sfollati dall’inizio degli attacchi nel 2017.
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