L'intervista de Il Giornale al direttore dell'Unità Operativa di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli Roberto Cauda sul coronavirus.
«Finché c’è un solo caso di Covid in giro, il rischio sussiste».
Lo ha detto, intervistato da Il Giornale, Roberto Cauda, professore Ordinario di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs.
«Attenzione: il rischio di nuovi contagi è lo stesso di una settimana fa. Oggi non è maggiore per la situazione che sta cambiando in Cina. Il problema non era e non è risolto. E non ci sono motivazioni scientifiche per ritenere che i contagi ripartissero di nuovo da Wuhan. Ma sappiamo che nelle zone più densamente popolate la circolazione del virus è favorita. Potrebbe accadere anche qui».
E dà degli avvertimenti: «Il virus è ancora in circolazione ed è subdolo perché si trasmette per via aerea anche dagli asintomatici che rappresentano il 45% circa degli infetti. Non possiamo escludere che si creino nuovi focolai». E sui due nuovi cluster a Roma che hanno destato preoccupazione, dichiara: «Sono sotto controllo come ha anche confermato l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Sono la dimostrazione che è impossibile prevederli ma è possibile invece contenerli tempestivamente. I focolai non sono prevedibili con un virus che si trasmette per via aerea ma l’azione delle istituzioni sanitarie deve essere immediata: identificazione, isolamento, tracciamento. A livello individuale mascherina e prudenza».
Sulla riapertura dei confini, afferma, invece: «Io ero e resto favorevole alle riaperture. La situazione nei paesi Schengen è abbastanza omogenea ma il rischio di casi di importazione è dietro l’angolo. Abbiamo però alcune ragioni per essere ottimisti. Ci sono studi che saranno ulteriormente verificati, che indicano come i raggi ultravioletti riducano la sopravvivenza del virus, un’azione positiva dei raggi solari che ci aiuta a contenere la diffusione della malattia».
E aggiunge: «Dobbiamo mantenere tutti quei comportamenti di protezione e prevenzione individuale che stanno funzionando bene. Non rinunciamo alle vacanze ma evitiamo gli assembramenti, indossiamo le mascherine. Il livello di attenzione deve restare alto». Infine, in merito al rischio seconda ondata, spiega: «Non si possono fare previsioni certe però il rischio zero non esiste. Certamente una seconda ondata è possibile, ma ritengo che non sarà drammatica come la prima, perché ora, siamo più preparati ad affrontare il coronavirus. Abbiamo trattamenti consolidati, che hanno dato prova di efficacia, nel limitare la gravità della malattia, sappiamo che può essere trasmessa dagli asintomatici. Certo, il game changer sarà soltanto il vaccino».
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