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Prigioniero dei terroristi, Pastore predica il Vangelo tra i compagni di cella

Filippa Tagliarino

Prigioniero dei terroristi, Pastore predica il Vangelo tra i compagni di cella

martedì 09 Giugno 2020 - 21:35
Prigioniero dei terroristi, Pastore predica il Vangelo tra i compagni di cella

Jasek Petr: "Ho imparato che la persecuzione è un privilegio del Signore".

Un missionario ceco, Petr Jasek, ha voluto raccontare una testimonianza forte, di una dura prigionia e di una fede fonte di salvezza nei momenti di sconforto.

Dubitare sulla propria sorte è umano, soprattutto quando si è prigioniero sotto il dominio islamico. Infatti, Petr è stato per un intero anno nelle loro mani, trascorrendo in una prigione del Sudan, dal dicembre 2015 al febbraio 2017, il suo prezioso tempo.

Dopo varie torture e violenze, e dopo aver perso 55 chili, il missionario 52enne ha passato l’intera prigionia fra isolamento e sovraffollamento delle celle senza servizi igienici, con solo pane ammuffito e fagioli ispidi.

Nella solitudine e nel timore, Jasek ha trovato conforto in un’introspezione spirituale. Nella preghiera cercava quelle risposte per soddisfare i dubbi e le incertezze. E quando ottenne finalmente l’accesso ad una Bibbia, rinchiuso in isolamento per tre mesi, ripensando al suo tempo in prigione, Jasek fece una scoperta: Dio gli aveva affidato una missione, ovvero quella di predicare il Vangelo ai prigionieri affamati di spiritualità.

Al Christian Post così ha detto: «C’è stato un tempo in cui dubitavo della mia sopravvivenza. Ma una notte, 12 rifugiati eritrei sono stati portati nella nostra cella. Erano adolescenti. Sono stato incoraggiato a predicare loro il Vangelo. Sono andato lì e ho condiviso Cristo con loro. Erano profondamente toccati. Alla fine, quando ho visto che i loro cuori erano preparati, ho chiesto loro se volevano dedicare la loro vita a Gesù. Essi hanno pregato con me quella sera, non c’era spazio per dormire e abbiamo parlato solo di Gesù. La mattina furono trasferiti».

Quello fu un punto di svolta per Jasek, tanto da scrivere un libro su quell’esperienza formativa e spirituale. Imprisoned with ISIS: Faith in the Face of Evil racconta la persecuzione in Sudan, in un viaggio fra cinque diverse prigioni: «Penso che la mia esperienza vada di pari passo con Isaia 55. ‘I miei modi non sono come i tuoi, i miei pensieri non sono come i tuoi’. Il Signore ci usa secondo i suoi scopi, preparando i suoi discepoli ad essere perseguitati. Non garantisce la libertà dalla persecuzione».

Nel 2015, Jasek, che si trovava in Sudan per filmare la persecuzione contro la comunità cristiana, è stato accusato di spionaggio e tentato rovesciamento del regime. La sua permanenza nelle varie prigioni lo ha messo faccia a faccia con giovani militanti dell’Isis, da medici a informatici altamente qualificati da tutto il Paese.

Calunniato e percosso, Jasek ha conosciuto esponenti di spicco del terrorismo, come “l’uomo della spada’, guardia del corpo personale di Osama Bin Laden e un’attivista che decapitò 21 cristiani nella spiaggia libica, di cui un video ampliamento diffuso, ha scosso il mondo nel febbraio del 2015: «Sono stato minacciato di morte, ma il Signore mi ha protetto, dandomi la forza di condividere il Vangelo».

Dopo tre mesi di isolamento, jasek, trasferito in un’altra prigione con una capacità di 10.000 detenuti, rimase stupito dal sovraffollamento delle celle, ma ha ritenuto quell’esperienza unica. I prigionieri musulmani potevano accedere alle moschee, i cristiani, invece, avevano trasformato le loro celle in piccole cappelle, dove Jasek ha potuto predicare e convertire persone disperate: «Il numero dei partecipanti alla cappella è aumentato durante la mia permanenza, soprattutto la notte di Natale del 2016».

Jasek ha considerato quei mesi i migliori della sua vita: «Quando predichiamo, a volte, abbiamo incoraggiato le persone a farsi avanti se sono toccate dal Vangelo e a dedicare la loro vita a Cristo. La cosa buona è stata che il predicatore, che solitamente dopo sparisce, in questo caso è rimasto a seguire il percorso dei novelli convertiti».

Dopo molte proteste, nel febbraio del 2017, il missionario è stato rilasciato dopo la grazia del presidente Omar Al-Bashir. 

Non estraneo all’oppressione, essendo cresciuto sotto il comunismo in Cecoslovacchia, Jasek ha potuto conoscere anche la persecuzione religiosa. I genitori hanno guidato un ministero sotterraneo per fornire discepolato ai giovani. La prima Bibbia che ricevette fu quando venne introdotta clandestinamente nel suo Paese da un olandese.

Ma l’altro libro d’ispirazione per Jasek fu In God’s Underground di Richard Wurmbrand, un libro che gli ha dato il coraggio di non temere la persecuzione: «Ciò che Richard ha vissuto in prigione con le percosse, le torture, il lavaggio del cervello e l’isolamento per 3 anni, non gli ha permesso di perdere la fiducia in Dio».

Infine, Jasek, sulla sua esperienza non ha alcun dubbio: «Ho imparato che la persecuzione è un privilegio del Signore. In Filippesi 1:29, Paolo afferma che è un privilegio soffrire per il suo nome. In Atti 5:41, quando i discepoli furono picchiati dalle autorità ebraiche, si rallegrano di essere stati ritenuti degni della sofferenza di Gesù Cristo».

Filippa Tagliarino

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