Dopo la morte di George Floyd, la National Association of Evangelicals denuncia le gravi ingiustizie razziali verso la comunità afro-americana.
Negli Stati Uniti, la National Association of Evangelicals ha voluto esporre il proprio rammarico dopo la morte di George Floyd, l’afroamericano di 46 anni che è stato brutalmente ucciso il 25 maggio scorso da un agente di polizia bianco a Minneapolis.
«I recenti eventi riguardanti la morte ingiusta di Ahmaud Arbery in Georgia, Breonna Taylor nel Kentucky e George Floyd mostrano gravi ingiustizie razziali in tutto il continente americano». Questo il movente che ha spinto la NAE ad alzare la voce in un momento così tragico per la comunità afro-americana.
Nel loro comunicato stampa, deplorano «il trauma ricorrente vissuto dagli afro-americani», condannando «il razzismo e l’abuso di potere». Chiedono «giustizia per le vittime e le loro famiglie» e sollecitano le chiese a «combattere gli atteggiamenti e i sistemi che perpetuano il razzismo».
Questa la denuncia che gli evangelici americani hanno espresso, stanchi ormai di una corrente razzista che tormenta le etnie afro, senza tralasciare l’integrità delle forze dell’ordine: «Siamo grati agli agenti delle forze dell’ordine che servono e proteggono onorevolmente le nostre comunità e raccomandiamo ai nostri membri di rispettarli nella preghiera. La buona parola di Gesù Cristo ha il potere di abbattere le barriere razziali ed etniche».
Infine, una richiesta di tolleranza è rispetto ha concluso il documento: «Nessuna razza o etnia è più grande o più preziosa di un’altra. Il razzismo non deve essere combattuto solo dopo eventi tragici. Le nostre comunità di fede devono proseguire gli sforzi sostenuti in quest’opera di amore e giustizia».
Filippa Tagliarino
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