California, una nuova sentenza ribalta l'obbligo imposto ad una chiesa evangelica: l'assicurazione per i dipendenti non dovrà coprire le spese per gli 'aborti elettivi'.
Una nuova sentenza ribalta l’obbligo imposto alla Skyline Wesleyan Church: il piano assicurativo per i dipendenti della comunità non dovrà necessariamente coprire le spese per gli ‘aborti elettivi’, ossia le interruzioni di gravidanza antecedenti la ventesima settimana riconducibili a motivazioni diverse dalla salute della madre o del feto.
La vicenda
L’inizio della battaglia legale risale al 2014, quando il Dipartimento di assistenza sanitaria gestita della California ha richiesto che le chiese coprissero anche le spese per gli aborti delle loro dipendenti, dal momento che si tratta di servizi “necessari dal punto di vista medico”, nonché “servizi medici di base”.
La Skyline Wesleyan Church, chiesa evangelica della periferia di San Diego, ha opposto resistenza, giacché quella richiesta ne lederebbe il diritto costituzionale al libero esercizio della religione.
La questione è arrivata così davanti al giudice distrettuale Cathy Ann Bencivengo, che ha respinto le obiezioni della chiesa sostenendo che questa non avesse subito alcun torto e non avesse diritto di agire in giudizio.
L’azione legale, tuttavia, non si è fermata. La settimana scorsa il caso è stato vagliato da una giuria di tre giudici della Corte d’appello degli Stati Uniti. Il verdetto è stato di tutt’altro avviso: «Riteniamo che Skyline abbia subito un torto. Prima che fossero spedite le Lettere, Skyline aveva un’assicurazione che escludeva la copertura dell’aborto in modo coerente con le sue credenze religiose. Dopo che le Lettere sono state inviate, Skyline non aveva quella copertura e ciò ha dimostrato che la nuova copertura ha violato le sue credenze religiose. Non c’è nulla di ipotetico sulla situazione».
Dunque, la vicenda torna alla corte inferiore perché prenda le opportune decisioni in merito.
«Le chiese dovrebbero essere libere di seguire le proprie convinzioni senza illegali e ingiusti mandati governativi – ha dichiarato il consigliere senior dell’Alleanza per la difesa della libertà, Jeremiah Galus -. Il Dipartimento di assistenza sanitaria gestita non dovrebbe costringere le chiese a pagare per gli aborti elettivi. L’agenzia ha preso di mira le organizzazioni religiose incostituzionalmente, ha collaborato ripetutamente con i sostenitori dell’aborto e non ha seguito le procedure amministrative appropriate per attuare il suo requisito di copertura dell’aborto».
Gina Lo Piparo
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