È chiaro che il coronavirus ha gravemente ferito il turismo. Degli oltre 400 milioni di presenze registrate nel 2019 dall’ospitalità italiana, il 50% rappresentato dalle presenze estere non potrà essere replicato nel 2020
È chiaro che il coronavirus ha gravemente ferito il turismo. Degli oltre 400 milioni di presenze registrate nel 2019 dall’ospitalità italiana, il 50% rappresentato dalle presenze estere non potrà essere replicato nel 2020, mentre l’altro 50% del mercato italiano dovrà vincere lo scoraggiamento di viaggiare per via delle limitazioni sociali, le difficoltà finanziarie, ed il disinteressamento a spostarsi per mancanza di eventi quali sagre, concerti, manifestazioni che per causa della pandemia saranno cancellati.
Nonostante ciò, gli alberghi che per quasi due mesi sono rimasti chiusi, uno dopo l’altro tenteranno la riapertura.
Non è mai stato decretato dal governo il divieto di soggiornare in hotel, ma l’impossibilità di spostarsi sì. Questo ha permesso ai rari hotel rimasti aperti nonché al 5% della ricettività italiana, di accogliere solo personale sanitario, protezione civile, forze dell’ordine, pazienti messi in quarantena, e qualche sporadico personale di volo rimasto attivo per permettere gli spostamenti di chi combatteva l’emergenza sanitaria.
Il resto della ricettività italiana ha chiuso perdendo nel trimestre marzo-aprile e maggio circa il 97% della propria produzione, e pur usufruendo della cassa integrazione per sostenere i propri dipendenti, ogni albergo ha dovuto mantenere a proprie spese un servizio di vigilanza per evitare fenomeni di sciacallaggio durante il lockdown.
Se l’operosità alberghiera ostenterà ancora debolezza quando la cassa integrazione cesserà, molti alberghi saranno costretti a ridurre il personale o addirittura chiudere i battenti.
In questo caso ci saranno maggiori disoccupati, e gli hotel che cercheranno in tutti i modi di sopravvivere, non saranno tutti in grado di offrire la solita qualità dei loro servizi, dovendo per dipiù addossarsi nuovi costi per garantire ai propri ospiti un soggiorno senza rischio di contagi da coronavirus.
Per questo oltre l’utilizzo di guanti e mascherine per tutto il personale alberghiero, anche in albergo vigerà l’obbligo del distanziamento sociale. Saranno necessarie le colonnine di dispenser con disinfettante nelle zone comuni, mentre le tessere delle camere saranno igienizzate ad ogni consegna, e sarà applicata l’ozonoterapia per sanificare l’aria in tutte le camere.
Bisognerà abituarsi inoltre alla misurazione della temperatura corporea per tutti coloro che accederanno in hotel, vietando l’ingresso a coloro che presenteranno una temperatura pari e superiore ai 37,5°.
Le nuove misure che gli hotel adotteranno per garantire la sicurezza di tutti, potrebbero risultare stressanti per i viaggiatori che invece ricercheranno finalmente momenti di svago. Appunto per questo, è probabile che per evitare assemblamento e rischi di contagio, nel post-lockdown potrebbero esserci soggiorni più brevi in mete più isolate, che saranno straordinariamente preferite alle classiche località che solitamente richiamano un turismo di massa.
Ecco perché per far sostare meno gli ospiti nella hall, gli hotel agevoleranno le tempistiche di accoglienza. Il check-in verrà gestito telematicamente mandando anticipatamente i propri dati. Anche il classico servizio della colazione al mattino subirà dei mutamenti. La colazione verrà portata direttamente in camera o servita al tavolo per non creare assembramenti al buffet, potendo accogliere nelle sale ristoro massimo quattro persone in uno spazio di dieci metri quadrati ed avere un’adeguata distanza fra i tavoli.
Questo sarà uno dei principali motivi che non permetterà di svolgere per i primi tempi grandi eventi in hotel o accogliere gruppi d’ogni genere. La difficoltà sarà dettata dall’impossibilità di far spostare contemporaneamente i gruppi di persone e gestire i loro programmi di viaggio: bus e accessi simultanei nei vari luoghi pubblici ed escursionistici.
Difficoltà dettata anche dagli obblighi di far rispettare la distanza sociale a bordo degli aerei, che avranno il danno economico di lasciare vuoti i sedili di mezzo che comunque non garantirebbero il metro di distanza. Questo spingerà le compagnie aeree ad aumentare le tariffe di circa il 40% in più se non oltre rispetto a prima del lockdown.
In questo caso non tutti potranno permettersi di viaggiare perché almeno per i primi tempi potrebbero non esistere più voli “low cost”, a discapito di un periodo in cui si dovrebbe stimolare la circolazione di denaro.
Molti sceglieranno infatti di spostarsi in auto senza percorrere grandi distanze.
La riapertura quindi non garantirà agli hotel nessuna certezza. Anzi, per i primi tempi sarà un successo se gli hotel riusciranno a coprire i costi, mentre le uniche piazze che subiranno meno la crisi, saranno probabilmente quella rivolte ad una clientela benestante. Ma la decisione di non riaprire il proprio hotel, potrebbe ugualmente risultare dispendioso, soprattutto per quelle strutture che prevedevano prima del lockdown un’alta programmazione.
La nuova disposizione prevista dall’articolo 88 bis della legge del 24 aprile 2020 n.27, decreta che tutti i viaggiatori che hanno versato una caparra per prenotare il viaggio che avrebbero dovuto fare ma che per il divieto di allontanamento o accesso nelle aree interessate dal contagio durante tutto il periodo di lockdown, potranno legittimamente richiedere un rimborso entro trenta giorni dalla data della prenotazione. Il soggetto turistico sarà quindi debitore, ma potrà scegliere se restituire il rimborso o emettere un voucher da utilizzare entro un anno dalla data dell’emissione.
L’articolo 88 bis prevarrà anche sulle leggi straniere. In questo modo potranno essere risolti tutti i conteziosi che potrebbero nascere con le prenotazioni nazionali ed estere cancellate durante il lockdown.
Il punto critico però è che questa legge varrà sino al 18 maggio, e non sarà valida per quelle attività che preferiranno rimanere chiuse oltre tale data.
Chi preferirà rimanere chiuso per timore di avere solo perdite, avrà l’obbligo di rimborsare entro trenta giorni tutte le prenotazioni senza alcuna alternativa. L’altro problema nasce con le grandi OTA, “le agenzie di viaggi online” attualmente tutte di bandiera straniera, che per compiacere i propri utenti, stanno rimborsando i prepagamenti delle cancellazioni avvenute durante il lockdown ignorando l’articolo 88 bis del governo, richiedendo piuttosto la somma agli hotel senza la facoltà di poter emettere voucher come alternativa.
L’opporsi alle OTA, causerebbe il rischio di essere rimossi dalle loro piattaforme online, e neutralizzare la possibilità di ricevere maggiori prenotazioni per il futuro.
È chiaro che per far risorgere l’economia del nostro paese gli aiuti del governo devono essere tanti, e se dovessero ritardare o peggio ancora non arrivare, l’unica speranza per risvegliare i processi economici del paese sarà la pressione proveniente dal basso, ovvero la domanda crescente che gli italiani potrebbero innescare.
Parliamo dell’effetto generato dall’insieme di migliaia, anzi di milioni di piccoli, medi e grandi acquisti che ogni giorno contribuirebbero a ripristinare gradualmente l’economia.
Questo non invaliderebbe naturalmente i danni procurati dal lockdown, ma concederebbe la sola possibilità di tentare il salvataggio di molte aziende.
Se sembra un’ipotesi impraticabile, basti pensare che non è la prima volta che gli italiani affrontano momenti sfavorevoli.
La storia dimostra che il popolo italiano ha dovuto imparare sempre a rialzarsi, perché è stato più volte invaso, diviso, umiliato, derubato e sottomesso.
Tutte queste esperienze avverse hanno comunque reso gli italiani quelli che oggi sono, ovvero unici. Siamo lamentosi eppure sognatori, siamo permalosi eppure socievoli, siamo commoventi e teatrali, siamo gelosi ma innamorati, siamo malinconici eppure festosi.
Grazie a questa tipicità che altri popoli non hanno dovuto sviluppare, l’Italia potrà impegnarsi a rialzarsi anche davanti ad un’emergenza devastante come quella attuale.
L’Italia è uno dei luoghi più suggestivi al mondo, e lo rimarrà anche dopo che tutto finirà perché rimarrà storica e culturale; perché la sua cucina sarà sempre la migliore; perché i suoi vini sapranno sempre esaltare, e la sua moda sarà sempre desiderata.
Il made in Italy è uno degli stili più desiderati al mondo, tutti ci imitano, ma nessuno ci assomiglia, lo dimostra anche il Travel&Tourism che determina la competitività turistica a confronto con ogni paese del mondo, dove l’Italia risulta essere “sempre” tra i primi dieci migliori paesi del mondo per infrastrutture, ambiente, legislazione, ecc.
È comunque vero, che troppo spesso l’italiano si lamenta di questa Italia; ma questo è il luogo in cui Dio ci ha voluto, ed è il luogo che più ci rappresenta e che più rappresentiamo, ed ecco perché oggi più che mai, l’Italia ha bisogno degli italiani!
Luca Trovato
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