Oltre 8 milioni di alunni italiani non hanno ancora certezze sul proprio ritorno a scuola il prossimo settembre. Il viceministro all’Istruzione Anna Ascani ha parlato di tre scenari probabili.
Oltre 8 milioni di alunni italiani non hanno ancora certezze sul proprio ritorno a scuola il prossimo settembre. Il viceministro all’Istruzione Anna Ascani ha parlato di tre scenari probabili. Sarà, o meglio, dovrebbe essere una ripartenza “mista e sdoppiata”. Cerchiamo di capire cosa significa.
Innanzitutto il condizionale è d’obbligo perché il presupposto principale è: se la curva epidemica continua a scendere! Se così sarà ecco le ipotesi di cui tanto si sta parlando.
PRIMARIA E SECONDARIA: Premesso che non potrà comunque essere un ritorno tra i banchi in massa, una delle ipotesi è che Elementari e Medie, ovvero Primaria e Secondaria di primo grado, tornino alla presenza a scuola, naturalmente riducendo il numero degli alunni all’interno delle classi, “quindi per esempio facendo in modo che una classe sia divisa in due – ha dichiarato la Ascani – ma moltiplicando le attività che si fanno, aggiungendo, infatti, ai curricula tradizionali, musica, arte, sport, creatività digitale e laboratori. Per far questo verranno utilizzati altri spazi che stiamo individuando insieme agli enti locali”. Questi “altri spazi” potrebbero essere locali di associazioni che già collaborano con le scuole, ma anche teatri e cinema e le palestre comunali. Inoltre si pensa anche al recupero di precedenti strutture scolastiche abbandonate per rispettare la logica di accorpamento applicata negli ultimi decenni.
Si terrà conto delle diverse esigenze degli studenti, anche in base alla fascia d’età: “i bambini più piccoli hanno sicuramente più bisogno di recuperare la dimensione della socialità”.
LICEI: Invece per i ragazzi più grandi, “che si gestiscono meglio anche da soli – ha spiegato la Ascani – prevediamo che una parte dell’attività sia comunque fatta in presenza, perché anche loro hanno bisogno di rientrare a scuola, però molto probabilmente in questo caso la didattica a distanza continuerà ad essere una parte del loro curriculum. L’attività in presenza sarà di meno rispetto al passato e sarà integrata con la didattica a distanza, che soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado ha funzionato meglio”.
Non è certamente un problema dei genitori italiani, né degli alunni, ma a questo punto la domanda sorge spontanea. Più classi? Più attività ? E quindi più insegnanti?! È evidente che ci sarà un problema economico da gestire per la il ministro Azzolina. E infatti è previsto un confronto con il Ministro dell’Economia Gualtieri ha riferito la Ascani. L’ampliamento di organico richiederà “professionalità specializzate per le nuove attività” spiega Ascani, che però aggiunge che i Comuni possono contare su relazioni con Terzo Settore e associazioni del territorio “che possono farsi carico di un pezzetto di queste attività educative”. Quindi lavoro gratuito, cioè volontariato per venire in contro alle casse dello Stato.
Sul rientro a scuola è ottimista nonostante tutto Patrizio Bianchi, già rettore dell’Università di Ferrara, poi assessore in Emilia Romagna, ora titolare della cattedra Unesco in Educazione crescita e uguaglianza e a capo della task force del Miur per la ripresa delle lezioni. “Molti dicono che dopo quest’emergenza si deve tornare alla normalità: dobbiamo invece avere la capacità di uscirne innovando. Il virus ci ha letteralmente precipitati nel mondo digitale: non disperdiamo quello che abbiamo imparato in questi mesi. Il curriculum scolastico deve essere più flessibile e dobbiamo valorizzare l’autonomia delle scuole: serve un sistema nazionale che sorregga le aree fragili, come le periferie, e poi bisogna dare spazio ad un insegnamento più informale, valorizzando musica, storia dell’arte, educazione civica, capacità espressiva”.
E sul ritorno tra i banchi di scuola Bianchi ha aggiunto: “Cercheremo di garantire la presenza a scuola il più possibile: ho un’unica preclusione: non voglio i bambini in classe come quelli cinesi, in banco col cappello e divisi dal plexiglas. La scuola ci deve garantire il diritto di essere noi stessi. Senza lasciare indietro nessuno”.
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