La ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha frenato sulla notizia della sospensione delle scuole e delle università fino al 15 marzo. La nota dei presidi.
È il caos. Sì, dopo la notizia della chiusura delle scuole e delle università in tutta Italia fino alla metà di marzo, rimbalzata dopo i lanci di agenzia che riprendevano fonti ministeriali, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, uscendo da Palazzo Chigi, ai cronisti ha detto: «Nessuna decisione sulla chiusura delle scuole è stata presa, abbiamo chiesto un approfondimento al comitato tecnico-scientifico. La decisione arriverà nelle prossime ore».
In pratica, non c’è ancora nulla di certo ma è improbabile che si possa arrivare a una smentita così netta dalla notizia iniziale perché ciò metterebbe in discussione la capacità di comunicazione del governo stesso in uno dei momenti più delicati per l’Italia degli ultimi decenni a causa dell’emergenza coronavirus.
Su tutte le furie, ad esempio, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia che, a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, ha affermato: «Ma vi rendente conto, non si puo’ andare avanti così. Prima viene data la notizia della chiusura e poi esce il ministro e dice che non è vero? Ma vi sembra la gestione di una situazione emergenziale? C’è questo bisogno di farsi vedere, di parlare, cosa che porta ad un caos per cui nel giro di mezz’ora hai già le famiglie bloccate, perché magari si sono messe a telefonare ai nonni per cercare una soluzione, hai gente nel panico, e poi si dice non è vero…».
Critico anche Giorgio Mulé, deputato di Forza Italia e portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato: «Ci risiamo: sulla chiusura delle scuole annunciata da Palazzo Chigi e smentita dal ministro dell’Istruzione, il governo continua nella strada di seminare panico e incertezza sulle misure per il contenimento del Coronavirus. Non è possibile continuare con il metodo dell’improvvisazione, degli annunci e delle smentite, delle marce indietro e dei ripensamenti. Troppi errori sono stati già commessi, altri errori non sono più accettabili».
Infine, si segnala la nota di Antonio Gianelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP): «Si tratterebbe di una decisione grave e senza precedenti. Una misura evidentemente funzionale alla massima protezione dei nostri ragazzi contro il diffondersi del contagio. Auspico che qualsiasi decisione in merito sia comunicata ufficialmente con la massima tempestività, per consentire alle scuole di potenziare le iniziative di didattica a distanza ed alle famiglie di organizzarsi al meglio».
«Chiudendo le scuole il contagio rallenta – ha osservato Giannelli – si perdono giorni di lezione ma è stato valutato dagli esperti che questo è il male minore, e non mi sento di biasimarli. La salute viene prima di tutto. C’è da dire che non tutte le scuole sono preparate per la didattica a distanza: alcuni docenti sono molto competenti, altri sono più indietro, ma questa emergenze può diventare un’opportunità per far sì che il sistema scolastico diventi più moderno e in grado di fronteggiare qualunque tipo di difficoltà. In ogni caso l’anno scolastico non sarà messo in discussione, anche se la chiusura delle scuole dovesse prorogarsi dopo il 15 marzo. È impossibile che l’anno non abbia validità legale perché si tratta di fronteggiare una causa di forza maggiore».
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