Oliver Ndjimbi-Tshiende, sacerdote tedesco congolese, vittima di un continuo ed ostinato razzismo, ha annunciato le sue dimissioni dall’incarico di vicario della parrocchia di Zornedig, in Baviera. Dal pulpito, nel bel mezzo di un’omelia, durante la messa domenicale, le parole di un sacerdote ormai stanco hanno tuonato in una parrocchia colma di fedeli, la stessa a cui, nel 2012, è stato affidato il prete in una missione che si è conclusa nel peggiore dei modi. Non più in grado di sopportare gli attacchi razzisti, ha dato le dimissioni che entreranno in vigore il 1° aprile, secondo il Vescovado di Monaco che molto deplora questa decisione.
Il sacerdote Oliver Ndjimbi, 66 anni, detiene la doppia nazionalità. Di origine congolese, dal 2011 ha anche la nazionalità tedesca. Gettata la spugna, quindi, ha esposto quel clima di odio difficile da digerire anche per un uomo consacrato. Non è banale affermare che questa regione è la porta principale per i migranti che arrivano in Germania dalla vicina Austria.
Oliver Ndjimbi-Tshiende ha raccontato di aver ricevuto numerose minacce di morte anonime e di essere stato oggetto di insulti razzisti, spesso pubblici, provenienti in particolare dai rappresentanti eletti locali del partito conservatore CSU (Unione Cristiano-Sociale), filiale bavarese del Movimento del cancelliere Angela Merkel CDU (Unione Cristiano-Democratica).
Padre Ndjimbi si era recentemente dissociato dalle posizioni anti-migranti assunte da due funzionari locali del CSU. Il partito ha criticato per mesi con veemenza l’apertura di Angela Merkel nei confronti dei rifugiati, chiedendo un limite al loro numero, ma senza risultati.
Filippa Tagliarino