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Ha un ictus alla guida, sconosciuto lo soccorre e lo salva: “Un miracolo”

GinaLoPiparo

Ha un ictus alla guida, sconosciuto lo soccorre e lo salva: “Un miracolo”

venerdì 31 Gennaio 2020 - 19:21
Ha un ictus alla guida, sconosciuto lo soccorre e lo salva: “Un miracolo”

Una storia incredibile che ci ricorda il valore della gentilezza.

Una storia incredibile che ci ricorda il valore della gentilezza.

La storia di Hayne e Klatter si potrebbe riassumere in un’unica e semplice frase: un gesto gentile può davvero salvare delle vite. Non si tratta della morale di un film o di un libro scritto a regola d’arte, ma di quanto è accaduto a due perfetti sconosciuti, incrociatisi per la prima volta su una trafficata strada della Florida.

È il 28 dicembre e dentro un’auto come tante c’è Gene Hayne: sta guidando sull’affollata I-95 quando viene colto da un ictus. Così all’improvviso. I sintomi iniziano a farsi sempre più pesanti e Hayne perde il controllo dell’auto, che comincia a fare zig zag e a procedere in maniera sconclusionata per la corsia.

Jose Klatter assiste alla scena dall’abitacolo della sua automobile. Non capisce esattamente cosa stia accadendo, ma si rende conto che c’è qualcosa non va e che lui è l’unico, in quel momento, a poter dare una mano a quell’uomo al volante.

«Ero così sicuro di dover fare qualcosa e di essere l’unico che poteva farlo quel giorno. Ho solo pensato che dovevo essere io», ha dichiarato l’uomo a FaithPot. Posizionatosi davanti a Hayne, dunque, paraurti contro paraurti è riuscito a guidarlo ad accostarsi.

Non c’era proprio tempo da perdere, Hayne non riusciva a parlare, le labbra insensibili. Allertati i soccorsi, è stato operato d’emergenza dal dottor Dennys Reyes presso il Delray Medical Center. Il giorno successivo è apparso già in ottime condizioni.

«Penso che sia un miracolo, sì – ha dichiarato l’uomo pieno di gratitudine – Penso che sia un ottimo risultato, un risultato fantastico. Cos’altro puoi chiedere? Mi sento come un miracolo. Dio mi stava sorvegliando e lo mandò a proteggermi».

Grande è la riconoscenza verso Klatter: «È il mio angelo custode. Semplicemente grazie a Dio per quest’uomo qui». Klatter, dal canto suo, non vuole essere considerato un eroe, gli basta solo che questa storia sia un monito alla gentilezza: «Quello sarebbe il mio messaggio. Le persone semplicemente siano gentili l’una con l’altra perché è quello che stiamo chiedendo, questo è ciò per cui siamo qui».

Davanti all’impeto dell’egoismo, della vendetta, del vivere una vita incentrata unicamente su stessi, il proprio guadagno e il proprio tornaconto, la storia di Klatter e Hayne ci ricorda che non è per nessuna di queste ragioni che siamo stati creati.

Che un semplice atto di gentilezza può salvare una vita. Che per quanto piccoli e oscuri possiamo essere, abbiamo tutti la possibilità di fare del bene e incidere un segno positivo nei giorni che viviamo. Klatter ci ricorda, però, anche un’altra cosa: per far sì che ciò avvenga ci vuole coraggio, coscienza e la consapevolezza che siamo chiamati a fare qualcosa – sì, proprio noi – in quel preciso istante in cui l’indifferenza e l’istinto a metterci in salvo e fregarsene del resto potrebbero avere la meglio, offrendoci comunque una possibile alternativa.

Gina Lo Piparo

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