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Prima di morire Kobe Bryant era stato a messa con la figlia Gianna

GinaLoPiparo

Prima di morire Kobe Bryant era stato a messa con la figlia Gianna

mercoledì 29 Gennaio 2020 - 17:55
Prima di morire Kobe Bryant era stato a messa con la figlia Gianna

Un tipo normale, discreto, credente: i racconti dei parrocchiani che conoscevano Kobe da vicino.

Un nuovo particolare si aggiunge al racconto della struggente morte della leggenda del basket Kobe Bryant e della figlia Gianna: poco prima di partire per il fatale viaggio, nel quale ben nove persone hanno perso la vita, i due erano stati nella chiesa che abitualmente frequentavano a Newport Beach.

A parlarne è la testata britannica Daily Mail, che racconta che padre e figlia proprio quella mattina avevano partecipato alla messa delle 7.00 presso la Our Queen of Angels; entrambi avevano ricevuto la comunione e si erano poi diretti in aeroporto.

Kobe era molto credente e assiduo frequentatore di quella chiesa. Spesso aveva raccontato di come la fede l’avesse aiutato a superare i momenti più difficili.

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Con un commovente post su Facebook il vescovo Timothy Freyer, della diocesi di Orange, ha ricordato il campione, unendosi al dolore delle famiglie delle vittime: «I nostri cuori rimangono pesanti dopo la tragica perdita subita a seguito dell’incidente dell’elicottero di ieri a Calabasas. Preghiamo e piangiamo per gli amici e la famiglia delle vittime che sono stati identificati pubblicamente nei notiziari: l’icona del basket Kobe Bryant e sua figlia, Gianna. L’allenatore di baseball dell’Orange Coast College John Altobelli e sua moglie Keri e la figlia Alyssa. L’allenatrice di basket Christina Mauser e il pilota Ara Zobayan. Kobe era un’icona del basket che ci ha ispirato attraverso le sue parole e azioni a stabilire i nostri obiettivi, lavorare sodo e realizzare i nostri sogni. Era un cattolico impegnato che amava la sua famiglia e amava la sua fede».

Il sacerdote ha poi aggiunto: «A lungo residente nella contea di Orange e parrocchiano nella nostra diocesi, Kobe frequenta assiduamente la messa e si siede nel retro della chiesa in modo che la sua presenza non distragga le persone dal concentrarsi sulla presenza di Cristo. Per favore, unisciti a me nel pregare per le vittime. Possa Dio concedere la pace ai loro cari e portare loro conforto in questi tempi difficili».

Un riserbo, quello della star che cerca di rimanere in ombra nel luogo per eccellenza della piccolezza umana davanti alla grandezza divina, che viene confermata anche da Julie Hermes, portavoce della Chiesa cattolica di Our Queen of Angels, che ha raccontato che anche quel giorno Kobe sarebbe andato via presto dalla chiesa per evitare di disturbare gli altri parrocchiani.

Un messaggio di cordoglio e solidarietà è arrivato anche dall’arcivescovo di Los Angeles Jose H Gomez: «È molto triste ascoltare la notizia della tragica morte di #KobeBryant questa mattina – ha tweettato -. Sto pregando per lui e la sua famiglia. Possa riposare in pace e possa la nostra Beata Madre Maria portare conforto ai suoi cari. #KobeBryantRIP».

Sgomento anche da parte dei parrocchiani. Uno di essi ha riferito: «Durante la messa, il nostro sacerdote ci ha informato tutti che Kobe Bryant e sua figlia hanno partecipato alla messa stamattina alla Madonna degli Angeli».

I fedeli, che conoscevano Kobe personalmente, sono stati turbati dalla notizia. La messa di mezzogiorno è stata dedicata a lui e alle altre vittime, così come quelle successive.

«Sono rimasti tutti sbalorditi – ha riferito Julie Hermes-. Era come il silenzio. Tutti erano scioccati. È stato molto tranquillo. Quando è finita la messa delle 12, perché quella è stata la prima dopo che qualcuno lo sapesse, tutti sono usciti in silenzio e si sono incollati ai loro telefoni cellulari cercando tutte le informazioni che potevano ottenere online».

«I nostri parrocchiani lo conoscevano non solo dalla chiesa ma dalla comunità, perché Kobe era una grande parte di questa comunità. È così che lo conosco anche io. Vivo molto vicino a lui a Newport Coast. Era un tipo normale, non avresti saputo che era una celebrità. Sarebbe uscito da solo senza guardie del corpo. Nella linea Starbucks e nella linea Sees Candy, se i bambini volevano fargli una foto, scattava sempre una foto. Anche se non gli parlavi, sapere che faceva parte della comunità rendeva la gente felice».

Gina Lo Piparo

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