La leader di FdI ha testimoniato oggi nel processo contro Raffaele Nugnes, indagato per stalking a causa delle numerose minacce che le aveva rivolto via Facebook arrogandosi la paternità della piccola Ginevra.
La leader di FdI ha testimoniato oggi nel processo contro Raffaele Nugnes, indagato per stalking a causa delle numerose minacce che le aveva rivolto via Facebook arrogandosi la paternità della piccola Ginevra.
«Ho paura per mia figlia che ha appena 3 anni. La notte non dormo per questa vicenda, per le minacce che quest’uomo mi ha rivolto via Facebook. Lui sosteneva che gliel’ho strappata, che la bambina era sua, che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma».
Queste sono le parole che oggi, 29 gennaio, Giorgia Meloni ha pronunciato davanti ai giudici della prima sezione penale di Roma nel corso del processo che la vede contrapporsi, quale parte civile, a Raffaele Nugnes, imputato per stalking.
Attraverso il proprio profilo Facebook l’uomo rivolgeva messaggi alla leader di Fratelli d’Italia, dichiarando di essere il padre biologico della piccola Ginevra e di voler, dunque, usufruire dei propri diritti sulla bambina. «Ginevra figlia mia, papà da quando ho saputo che sei mia figlia non ho mai smesso di pensarti. […] Giorgia Meloni prima di fare la Fecondazione in Vitro, dovevi chiedere il mio consenso. Giorgia Meloni vorrei vedere mia figlia Ginevra per piacere», si legge in un post pubblicato qualche tempo fa e di cui la Meloni dichiara di essere rimasta ignara fino a che la Digos e la sorella non l’hanno direttamente avvisata.
«Ho appreso dei messaggi minatori solo quando, più o meno in contemporanea, sono stata allertata dalla Digos e mia sorella. Le era arrivato un video intimidatorio riconducibile all’imputato», ha dichiarato la Meloni ai giudici, affermando di non aver mai visto né conosciuto Nugnes, arrestato dalla Digos lo scorso 31 luglio nella provincia di Caserta.
Oltre agli arresti domiciliari, all’uomo era stato imposto anche il divieto di ritorno per due anni nella provincia di Roma su provvedimento del Questore, dal momento che si era più volte dichiarato intenzionato a scoprire l’indirizzo della politica per raggiungerla in casa propria.
«Il mio modo di vivere è ovviamente cambiato – ha raccontato la deputata -. Se questa persona pubblica un messaggio di questo tenore ‘hai tempo tre giorni per venire dove sai, se non vieni sai cosa succede, vengo a Garbatella…’, voi capirete bene il mio stato d’animo. Io non mi sono mai accorta di aver ricevuto quei messaggi. Lui li pubblicava solo sulla sua pagina Facebook».
Gina Lo Piparo
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