L’epidemia cinese sta dando una vera e propria mazzata anche all’economia del luogo: McDonald’s e Starbucks annunciano la chiusura temporanea di alcuni punti vendita, mentre la Toyota sospende la produzione fino al 9 febbraio.
L’epidemia cinese sta dando una vera e propria mazzata anche all’economia del luogo: McDonald’s e Starbucks annunciano la chiusura temporanea di alcuni punti vendita, mentre la Toyota sospende la produzione fino al 9 febbraio.
La Commissione Sanitaria Nazionale cinese (Nhc) ha diffuso i numeri ufficiali: i casi di coronavirus attualmente registrati sono 5.974, un contagio che in Cina ha superato quello da Sindrome respiratoria acuta grave (Sars) verificatosi nel 2002-2003, i cui casi secondo l’OMS sono stati 5.327. Inversa la situazione dei decessi, invece: finora sono stati 132 in Cina a fronte dei 349 di fine 2003.
I numeri crescono vertiginosamente purtroppo: i casi di coronavirus registrati nel corso della giornata di ieri, 28 gennaio, sono stati ben 1.459. Se si paragonano, però, ai 2.077 di lunedì, sono comunque meno numerosi, il che potrebbe segnalare – si spera – un rallentamento del contagio.
Alla lista dei Paesi colpiti si aggiungono gli Emirati Arabi Uniti, dov’è stato ufficialmente annunciato il primo caso dal Ministero della Salute. Quest’ultimo, citato dall’agenzia di stampa ufficiale Wam, ha segnalato che all’interno di una famiglia proveniente da Wuhan si è verificato un caso di coronavirus; tuttavia il numero delle persone effettivamente colpite non è stato specificato e la generica rassicurazione, secondo cui «La salute delle persone colpite è stabile», non porta ad escludere che gli ammalati possano essere più d’uno.
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Attualmente i casi sospetti ammontano a 9.239, mentre 103 sono i casi di guarigione, ossia quelli di persone che hanno superato l’infezione e sono state, dunque, dimesse dagli ospedali. Nel territorio della cosiddetta ‘Grande Cina’ , i casi certi sono quasi 6.000.
Intanto, come misura precauzionale, la British Airways ha già sospeso tutti i voli da e per la Cina, mentre gli USA stanno valutando di fare altrettanto. Stando a quanto riportato da Repubblica, la Toyota ha annunciato l’interruzione della produzione in Cina fino al 9 febbraio, riservandosi la possibilità di decidere successivamente sul da farsi: «Monitoreremo la situazione e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio», ha detto un portavoce dell’azienda.
Anche Starbucks ha dichiarato che circa la metà dei suoi punti vendita cinesi saranno temporaneamente chiusi, sulla scorta dell’esempio di McDonald’s che proprio qualche giorno fa ha annunciato analogo provvedimento.
Intanto, sono partiti da Wuha, nella notte, i primi voli per evacuare i cittadini stranieri bloccati in quarantena nella città focolare dell’epidemia: l’aereo americano farà scalo in Alaska per poi dirigersi verso San Francisco, quello giapponese ha già portato i suoi 200 passeggeri a destinazione. Anche la Francia invierà due voli: uno per 250 passeggeri, l’altro per un centinaio. Secondo la Farnesina, tra questi con molta probabilità ci sarà anche qualche italiano, mentre il ministero degli Esteri sta cercando di organizzare il trasporto della restante parte di coloro che vogliono rientrare in Italia. In concomitanza, si stanno naturalmente studiando protocolli sanitari adeguati ad accoglierli.
Mentre il mondo intero teme il dilagare del contagio, anche l’Australia ha annunciato voli di evacuazione e un apposito piano di quarantena per i rimpatriati, che saranno portati su un atollo nel Pacifico per un certo periodo di tempo.
Gina Lo Piparo
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