Tutta l’Italia è unita nel trasgredire l’art. 172 del Codice della Strada: si tratta dell’obbligo più ignorato, dopo quello dei limiti di velocità.
Tutta l’Italia è unita nel trasgredire l’art. 172 del Codice della Strada: si tratta dell’obbligo più ignorato, dopo quello dei limiti di velocità.
Dal 2006 è obbligatorio, ma a quanto pare gli Italiani sono proprio recidivi: secondo un’indagine di Polstrada per il Corriere della Sera, quello di allacciare le cinture di sicurezza posteriori è l’obbligo più trasgredito nella nostra nazione. Il primo? Ovviamente il rispetto dei limiti di velocità, manco a dirlo.
L’art. 172 del Codice della Strada non fa distinzione tra i sedili anteriori e quelli posteriori, prescrivendo che «Il conducente e i passeggeri hanno l’obbligo di utilizzare le cinture di sicurezza in qualsiasi situazione di marcia». Da qui, una serie di fraintendimenti che sanno tanto di scuse e che hanno condotto alla diffusa credenza che il passeggero seduto dietro non abbia l’obbligo di mettere la cintura.
La situazione ha ormai raggiunto livelli senza precedenti: i dati riportati dal Corriere, circa l’indagine condotta dalla Stradale da Bolzano a Catania, mostrano il caso limite dello scorso anno, quando il numero delle infrazioni è addirittura raddoppiato: «In particolare, nel 2019, c’è stata un’impennata d’infrazioni per i passeggeri posteriori rispetto allo scorso anno: sono quasi raddoppiati. Sono stati controllati 166 mila veicoli, in 22.275 posti di blocco disposti in 17 città: da Torino a Milano, passando per Genova, Firenze, Roma, Cagliari, Napoli e Palermo. In testa a questa poco virtuosa classifica c’è Catania, seguita da Padova e Bologna. Se si guarda invece ai verbali per i dispositivi «alterati o ostacolati», sempre secondi i dati della Stradale, al primo posto c’è Trieste, poi Torino e L’Aquila».
Non c’è stereotipo che tenga; tutta l’Italia, sulle quattro ruote, è all’unisono mancante: «Non esiste area geografica immune da questa infrazione e queste persone non calcolano che non indossarle comporta un elevato rischio di morte non solo per il possibile violento urto frontale contro il retro del sedile anteriore o laterale contro i finestrini ma non è infrequente che, al momento dell’impatto, si venga sbalzati fuori dall’abitacolo a causa della pressione e del peso che fa aprire le portiere».
Nel 2019 ogni 4,8 minuti un automobilista è stato multato per questa infrazione, totalizzando il 9,5% in più dei verbali emessi nel 2018. Le stime ci dicono che, in sessant’anni, le cinture di sicurezza hanno salvato la vita al 27% delle vittime di gravi incidenti stradali, ma la notizia pare non suscitare alcun interesse. Secondo l’Aci si potrebbero addirittura evitare oltre 300 vittime l’anno in Italia, se ci si attenesse scrupolosamente all’obbligo.
A quanto pare, a poco serve anche il timore di una sanzione: l’art. 172, infatti, impone ai trasgressori il pagamento di una multa da 81 a 326 euro e la decurtazione di 5 punti dalla patente, che diventano 10 se si ha la patente da meno di tre anni. Nel caso di recidiva entro due anni, poi, si può incorrere persino nella sospensione della licenza da quindici giorni a due mesi. Chi è sorpreso ad alterare il normale funzionamento della cintura rischia invece di pagare da 41 a 168 euro.
Secondo i dati elaborati dalla Stradale, ben 107.825 persone sono state sanzionate nel corso dell’anno appena conclusosi, accanto ai 717.723 beccati per eccesso di velocità. Tuttavia, è bene considerare che in quest’ultimo caso i rilevatori elettronici aiutano nella scoperta dei trasgressori, mentre per la cintura l’indagine è ben più difficile.
LEGGI ANCHE: Morto il professore Pietro Migliaccio, nutrizionista famoso in tv.