L’uccisione di Qassem Soleimani nel raid ordinato dal presidente americano Donald Trump ha gettato nella paura il mondo intero, che teme gli sviluppi nefasti del conflitto Usa-Iran.
L’uccisione di Qassem Soleimani nel raid ordinato dal presidente americano Donald Trump ha gettato nella paura il mondo intero, che teme gli sviluppi nefasti del conflitto Usa-Iran.
Del regime di terrore instaurato dal generale iraniano che era dal 1998 a capo della della Niru-ye Qods, “Brigata Santa” responsabile della diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica, ci offre un quadro agghiacciante Dan Andros su Faithwire, che racconta l’esperienza diretta acquisita nel 2015 in Iraq.
La foto a corredo della sua testimonianza è ritrae un ragazzo disteso su un lettino all’interno di una tenda, circondato dai propri familiari. Ad un anno dall’avvento dell’Isis e dall’affermazione del suo potere basato su orrori e atrocità, il giornalista racconta di aver incontrato questa famiglia in un campo fuori Erbil e di aver ascoltato la loro storia.
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«Il padre ha spiegato la loro situazione disperata, senzatetto a causa dell’ultimo regno di terrore dell’ISIS. Il suo corpo era gravemente bruciato, suo figlio rimase in silenzio sul lettino nella tenda. Quando gli abbiamo chiesto di queste cose, ha spiegato come le milizie sciite iraniane avessero ucciso sua moglie, torturato lui e i suoi figli, incluso il suo giovane ragazzo. Le milizie, che sarebbero state sotto il controllo di Qassem Soleimani, procedettero a praticare buchi nelle gambe del ragazzo come espediente per minacciare ulteriormente il padre».
Crudelmente traumatizzato, il ragazzo ascoltava il racconto fissando il soffitto, in silenzio, quasi senza alcuna emozione. Gli incubi ancora lo attanagliano – spiega il genitore, impotente.
«Ascoltare i dettagli di tale violenza orribile e vederne i risultati faccia a faccia è stato abbastanza difficile da affrontare. Si può solo immaginare come sia stato realmente viverlo – commenta Dan Andros -. Qassem Soleimani era al comando di circa 15.000 nella forza Qods dell’Iran, che è principalmente responsabile delle operazioni “militari” che si svolgono fuori dal paese».
La famiglia devastata ritratta in foto è solo una delle tantissime e atroci storie che potrebbero essere raccolte e raccontate. Superato il tradizionale divario tra Sunniti e Sciiti, Soleimani si è scagliato contro gli Usa concentrando le forze.
Riportando The New Yorker, si spiega: «Nel 2004, la Forza Quds iniziò a inondare l’Iraq con letali bombe lungo la strada che gli americani chiamavano EFP, ‘proiettili formati in modo esplosivo’, che rappresentano quasi il venti per cento delle morti per combattimento. Gli EFP potevano essere realizzati solo da tecnici qualificati e spesso venivano attivati da sofisticati sensori di movimento. ‘Non c’erano dubbi da dove venissero’, mi disse il generale Stanley McChrystal, che all’epoca era il capo del comando congiunto per le operazioni speciali. ‘Sapevamo dove erano tutte le fabbriche in Iran. Gli EFP hanno ucciso centinaia di americani’».
«Funzionari iracheni e occidentali mi dissero che, all’inizio della guerra, Soleimani incoraggiò il capo dell’intelligence del regime di Assad a facilitare il movimento degli estremisti sunniti attraverso la Siria per combattere gli americani. In molti casi, anche ad Al Qaeda è stato concesso un certo grado di libertà anche in Iran. Crocker mi disse che nel maggio 2003 gli americani avevano ricevuto informazioni secondo cui i combattenti di Al Qaeda in Iran stavano preparando un attacco contro obiettivi occidentali in Arabia Saudita. Crocker era allarmato. ‘Erano lì, sotto la protezione iraniana, a pianificare operazioni’, ha detto. Volò a Ginevra e trasmise un avvertimento agli iraniani, ma senza successo; i militanti hanno bombardato tre complessi residenziali a Riyadh, uccidendo trentacinque persone, tra cui nove americani».
Gina Lo Piparo
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