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Dichiarazione dei redditi infedele, si rischia il carcere

Naomi Mezzasalma

Dichiarazione dei redditi infedele, si rischia il carcere

sabato 04 Gennaio 2020 - 11:08
Dichiarazione dei redditi infedele, si rischia il carcere

Arriva il carcere per chi non presenta la dichiarazione dei redditi. È una delle novità previste dal Decreto Fiscale 2020, convertito definitivamente in legge, che punta a rendere la vita difficile agli evasori.

È quanto previsto dal nuovo Decreto Fiscale 2020.

Arriva il carcere per chi non presenta la dichiarazione dei redditi. È una delle novità previste dal Decreto Fiscale 2020, convertito definitivamente in legge, che punta a rendere la vita difficile agli evasori.

Il nuovo regime penale tributario avrà l’effetto di aumentare le pene e sarà caratterizzato da nuove regole procedurali. L’articolo 39 della legge di conversione del decreto fiscale, infatti, modifica la pena massima prevista nel caso di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, della dichiarazione IVA e del sostituto d’imposta, portandola ad un minimo di 2 anni e fino ad un massimo di 5 anni (che in Italia è la soglia minima di condanna per scontare la pena in carcere), e non più come in precedenza da un anno a tre anni.

Le misure coercitive per il reato di dichiarazione infedele potranno prevedere il divieto di espatrio, l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, gli arresti domiciliari e le altre misure coercitive differenti dalla custodia cautelare in carcere. Il pubblico ministero avrà dunque la possibilità di richiedere al giudice per le indagini preliminari una di queste misure repressive.

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Calano, inoltre, le soglie di punibilità: il reato, infatti, scatterà quando l’imposta evasa supererà la soglia di 100 mila euro e non più di 150 mila euro.

Il carcere preventivo potrà essere disposto nel rispetto di determinate condizioni. Oltre al dolo e all’importo minimo di imposta evasa, il Gip potrà autorizzare la custodia cautelare e l’incarcerazione del contribuente qualora sussistano gravi indizi di colpevolezza, rischio concreto di reiterazione del reato, pericolo di fuga e possibile inquinamento delle prove.

Insomma, soltanto nei casi in cui verrà valutato il rischio di contromosse da parte dell’indagato, ai fini di sfuggire alle pene previste, potrà essere disposta la carcerazione con finalità di prevenzione.

Naomi Mezzasalma

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