Marco Cappato è stato assolto «perché il fatto non sussiste» dai giudici di Milano dall'accusa di aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani, noto come DJ Fabo, in una clinica svizzera a morire.
Marco Cappato è stato assolto «perché il fatto non sussiste» dai giudici di Milano dall’accusa di aiuto al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani, noto come DJ Fabo, in una clinica svizzera a morire.
Il collegio, dopo un’ora di camera di camera di consiglio, ha emesso la sentenza con una formula che non ha lasciato dubbi accogliendo le richieste di entrambe le parti: Cappato, assente al momento della lettura del verdetto, è stato assolto perché il fatto non sussiste. Le motivazioni saranno rese note tra 45 giorni. La fidanzata di dj Fabo, Valeria Imbrugno, oltre ad abbracciare i difensori ha anche abbracciato la pm che si è sempre spesa per l’assoluzione di Cappato.
«La strada che abbiamo intrapreso era giusta fin dall’inizio, grazie a Fabiano la Corte Costituzionale è intervenuta e oggi è arrivata l’assoluzione per Marco Cappato. Ci aspettiamo dal Parlamento una legge, il nostro lavoro continuerà fino a quando in Italia non saremo liberi fino alla fine», così Filomena Gallo, legale e segretario dell’associazione Luca Coscioni ha commentato la sentenza emessa dai giudici di Milano su dj Fabo.
ADINOLFI (POPOLO DELLA FAMIGLIA)
Contattato dall’Adnkronos, Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia, ha affermato: «Non mi aspettavo nulla di diverso, l’assoluzione è conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale. L’errore è stato compiuto dalla Corte Costituzionale».
«Un errore gravissimo – ha continuato – perché le conseguenze non sono ancora state identificate: vorrei capire cosa succederà quando un domani Cappato dovesse aiutare un altro disabile a uccidersi, stavolta a Roma anziché a Zurigo. Allora vorrei capire davvero se i giudici costituzionali sentiranno il rimorso della propria coscienza».
«Mi appello a Mattarella, al presidente della Corte costituzionale, che sono dei cattolici, mi appello alle forze in parlamento e come Popolo della Famiglia siamo in campo per sensibilizzare tutti – ha sottolineato Adinolfi – affinché si arrivi a una legge che torni a far considerare la vita umana come un bene indisponibile».
SIMONE PILLON (LEGA)
Sempre all’Adnkronos, Simone Pillon, senatore della Lega, ha affermato: «Il problema vero è quello che la sentenza crea come problema di fondo: stiamo andando verso il suicidio di Stato e ci siamo persi qualsiasi riferimento alla sacralità della vita».
«Oggi la questione riguarda una persona che lo ha chiesto ma domani magari qualcuno che non lo ha chiesto o che lo ha fatto in modo blando. Nei Paesi in cui si è aperto all’eutanasia chi ne usufruisce sono disabili, noi dobbiamo vigilare perché nel nostro Paese la vita non diventi un bene disponibile e di cui ciascuno può fare ciò che vuole: non è così».