Il mondo trema davanti a K-329 Belgorod (project 09852), il nuovo sottomarino russo a propulsione nucleare per missioni speciali.
Intanto l’America non rimane a guardare e corre agli armamenti
Il mondo trema davanti a K-329 Belgorod (project 09852), il nuovo sottomarino russo a propulsione nucleare per missioni speciali, varato Il 23 aprile del 2019, con una cerimonia che si è tenuta presso l’arsenale di Severodvinsk, la base navale russa bagnata dal Mar Bianco nell’oblast’ di Arcangelo. Il mezzo militare entra a far parte della 29esima Brigata Autonoma della Flotta del Nord, seppur dipendente dal Gru (Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie)ovvero il servizio informazioni militari russo. Belgorod è nata per fare da “nave madre” per altri sottomarini più piccoli, come il Losharik.
LA STRUTTURA DEL SOTTOMARINO
Belgorod vanta di uno scafo di 178 metri (a fronte dei 154 degli Oscar II e più lungo quindi dei vecchi classe Typhoon) di lunghezza per 15 metri di larghezza massima che portano il dislocamento totale, in immersione, a 24mila tonnellate standard (30mila a pieno carico).
La propulsione è di tipo nucleare assicurata da due reattori ad acqua pressurizzata tipo OK-650M.02 e in grado di erogare una potenza di 190 megawatt, ciascuno collegat, tramite due turbine a vapore, a due eliche di nuovo disegno che dovrebbero garantire al sottomarino un’elevata silenziosità. Si stima che la velocità massima sia inferiore ai 32 nodi e che la profondità operativa sia la stessa degli Ssgn da cui deriva, ovvero intorno ai 500/520 metri. L’equipaggio, stimato, è più numeroso rispetto agli Oscar II: 110 uomini invece di 94.
Il Belgorod ha sei tubi lanciasiluri rotanti – come in una pistola «revolver » – in grado di accoglierli.
Il progetto di trasformazione del Belgorod risale l 2010 mentre i lavori sono iniziati ufficialmente nel 2012. Il sottomarino, insieme ad altre unità per compiti speciali, opera per conto del Gugi, il Direttorato Principale per la Ricerca Marina Profonda, inquadrato nel Gru. , il Belgorod è stato pensato per poter ospitare tutta la gamma di minisottomarini e droni subacquei.
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IL SILURO POSEIDON
Il siluro a testata atomica e propulsione nucleare. Poseidon era già noto col nome di Kanyon o Status-6. Sviluppato dal bureau di progettazione Rubin di San Pietroburgo, il siluro è lungo circa 24 metri con un diametrostimato di 2. La propulsione atomica è fornita da un piccolo reattore da 8 megawatt raffreddato a metallo liquido che gli permette di tenere una velocità di crociera di circa 30 nodi – pari a 55 km/h – ma con spunti di accelerazione sino a 70 nodi, pari a 130 km/h (le prime stime di velocità massima pari a 100 nodi sono state smentite successivamente). La gittata potrebbe essere compresa tra le 5400 e 6300 miglia (10 mila – 11500 km) ma alcuni ritengono sia illimitata, e può viaggiare ad una profondità di 1000 metri. La sua carica bellica è rappresentata da una testata nucleare da 2 megatoni.
Il Poseidon dovrebbe essere molto difficile da intercettare per le forze navali occidentali: il siluro attualmente in dotazione alla Us Navy – il Mk-48 – ha infatti una gittata massima di 55 km e può raggiungere una profondità di 800 metri.
Si ritiene che il supersiluro russo sia in grado di avere anche un profilo di missione diverso da quello che ne prevede il lancio da un sottomarino. Alcuni analisti ritengono che il Poseidon possa essere usato come nave d’appoggio e rimanere in attesa di entrare in azione restando fermo sul fondale marino.
Il siluro potrebbe avere anche la possibilità di essere dotato di un involucro di cobalto-60 per la testata, un isotopo artificiale particolarmente radioattivo (la sua emivita è di 5.7 anni) che ucciderebbe ogni forma di vita contaminando l’ambiente con alti valori di radiazioni per circa 10/20 anni, ma che potrebbe diffondersi su vasta scala data la potenza della bomba che genererebbe un maremoto che sommergerebbe le città costiere americane.
Il Poseidon potrebbe superare le difese americane e della Nato venendo lanciato dai “bastioni” costituiti dai mari contigui alla Russia, permettendo alle unità navali di restare in acque amiche al riparo dall’attività ostile. Il siluro colpirebbe i bersagli riuscendo a colpire una città come New York partendo da Murmansk dopo 36 ore diventando quindi un’arma di ritorsione, o di second strike, contro la quale non esisterebbe difesa. Il concetto strategico di un’arma di questo tipo non è però una novità, essendo stato ideato da Andrei Sakharov negli anni ’50 in Unione Sovietica.
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LA CONTROFFENSIVA AMERICANA
Se i russi si armano, gli americani non stanno a guardare. Il Pentagono ha stanziato fondi consistenti per realizzare entro quest’anno diversi esemplari di un apparato innovativo, lo XLUUV. Secondo alcune indiscrezioni, potrebbe avere dodici «tubi» attraverso i quali può lanciare missili da crociera e anti-nave, mine e dispositivi per l’intelligence. Una delle sue missioni potrebbe essere anche quella di contrastare il Poseidon russo prima che si avvicini troppo ai bersagli. Andrà così ad integrare l’azione dei grandi sottomarini nucleari Usa.
L’Us Navysi è immersa nella nuova «battaglia per l’Atlantico». Per questo ha riattivato il comando della Seconda Flotta e sono state potenziate le operazioni nello scacchiere Groenlandia–Islanda–Gran Bretagna, dove per anni la Nato ha cercato di marcare, con i sensori, il passaggio dei sommergibili atomici russi, attivi come non mai. Profili di missione ripetuti dagli Usa verso la Cina, un’altra grande protagonista della sfida sul fondo. Pechino potenzia flotta e si protegge con una muraglia subacquea per tenere lontani gli «squali» statunitensi. Un duello del quale conosciamo – forse – le spade, ma non vediamo chi le impugna.
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VERSO L’ESTINZIONE DELL’UMANITÀ?
È in corso quindi una corsa agli armamenti che porterà alla massima svalutazione della vita umana. E questo avviene su un fronte subacqueo dove anche Paesi più piccoli, come Israele e Corea del Nord, hanno dedicato risorse per dotarsi di un braccio missilistico a lungo raggio.
Chiaramente, non hanno le risorse necessarie per competere con le superpo tenze ma vogliono avere mezzi per impensierire il nemico. Attraverso alcune prove in mare è stato dimostrato che battelli convenzionali europei, italiani inclusi, possono sorprendere con i loro siluri perfino una portaerei e la sua scorta.
Gabriele Giovanni Vernengo
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