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Kazakistan, pregano per i malati: condannati

Gabriele Giovanni Vernengo

Kazakistan, pregano per i malati: condannati

domenica 24 Novembre 2019 - 16:19
Kazakistan, pregano per i malati: condannati

La Corte ha respinto il ricorso presentato dai tre leader della chiesa. Condannati per aver pregato per i pazienti in Kazakistan.

La Corte ha respinto il ricorso presentato dai tre leader della chiesa. Condannati per aver pregato per i pazienti in Kazakistan.

Il 1° novembre scorso la Corte d’appello di Almaty in Kazakistan ha confermato la condanna per il pastore Maxim Maximov, sua moglie Larisa Maximova e il pastore Sergei Zaikin. Tutti fuggiti negli Stati Uniti dal 2016.

A luglio, un tribunale ha condannato in contumacia il pastore Maxim Maximov e sua moglie Larisa Maximova a cinque anni e il pastore Sergei Zaikin a quattro anni di carcere. Il reato? Avere avviato una chiesa con «un’intenzione criminale, avendo pregato per gli ammalati e avendoli danneggiati psicologicamente».

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La Corte ha vietato a Maximov di dirigere un’organizzazione religiosa per un anno, condannandolo anche al risarcimento dei danni nei confronti di otto persone che hanno affermato di essere state sue vittime. Alcune proprietà e un conto bancario della chiesa sono state poste sotto sequestro.

Secondo la Corte (che ha pubblicato il verdetto del caso sul sito istituzionale), i pastori hanno organizzato servizi religiosi in cui «le vittime hanno subito gravi danni alla loro salute, che in seguito si sono trasformati in una malattia mentale». La grottesca e tragica vicenda è stata prontamente documentata da diversi media.

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UN’ACCUSA SENZA FONDAMENTO

«Siamo accusati senza colpa, senza crimine», così il pastore Maximov ha commentato la sentenza. Per Yevgeny Zhovtis dell’Ufficio internazionale per i diritti umani e lo stato di diritto del Kazakistan, il verdetto è assurdo. Secondo alcune fonti kazakistane i pastori condannati, in passato, si sarebbero rifiutati di collaborare con la polizia.

                                                                                                            Gabriele Giovanni Vernengo

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