I cantieri del Mose di Venezia sono partiti nel 2003 ma sono andati avanti a rilento per diverse ragioni. Ecco di cosa si tratta.
I cantieri sono partiti nel 2003, ma sono andati avanti a rilento per diverse ragioni. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ne auspica il completamento per il 2021.
I recenti fatti di Venezia hanno riportato alla ribalta il caso del Mose, la cui realizzazione risulta in corso d’opera dal 2003. A tal proposito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha dichiarato: «Ci sono stati forti rallentamenti sul progetto che però è compiuto al 93%. Mancano gli ultimi 400 milioni. Sono stati appostati dal governo, non sono fermi per motivi burocratici. Non c’è niente di fermo, i lavori stanno andando avanti».
L’auspicio è che per il 2021 l’opera possa essere completata, ma che utilizzi parziali siano possibili anche prima. Elisabetta Spitz, ex direttore dell’Agenzia del Demanio, sarà il super commissario che si occuperà della questione.
LEGGI ANCHE: Uno spray ci salverà dalla plastica?
Cos’è il Mose?
Il MO.S.E. (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) è un’opera di ingegneria civile, ambientale ed idraulica che prevede il posizionamento di schiere di paratoie mobili a scomparsa presso le cosiddette bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Chiudendo i varchi che connettono la laguna al mare aperto, questa potrà essere isolata dall’Adriatico durante l’alta marea, onde evitare le immagini che abbiamo visto in questi giorni.
Il Mose rientra all’interno del Piano Generale di Interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna, nel quadro della Legge Speciale definita dopo l’alluvione del 4 novembre 1966 che colpì il capoluogo veneto. La tutela della zona è di pertinenza dello Stato italiano, della regione del Veneto e delle Amministrazioni Comunali, che se ne occupano ciascuno secondo le proprie mansioni e aree di intervento.
Il complesso delle attività è diretto e monitorato dal “Comitatone”, presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, ove presenziano enti e istituzioni preposte a livello nazionale e locale. Gli interventi realizzati dallo Stato costituiscono ad oggi il più imponente programma di difesa, recupero e riqualificazione dell’ambiente mai messo in atto nella nostra nazione e, in questo contesto, il Mose è solamente l’ultimo pezzo del puzzle necessario alla salvaguardia della zona lagunare.
La necessità è impellente: i mutamenti climatici, col conseguente innalzamento del livello delle acque, accrescono l’emergenza. In questo senso il Mose è stato studiato, insieme agli interventi di rinforzo del cordone litoraneo, per riuscire a fronteggiare maree fino a 3 metri.
L’opera, ideata negli anni ’80, ha visto l’inizio dei lavori a seguito dell’autorizzazione del ‘Comitatone’ del 3 aprile 2003. Ad occuparsene il Consorzio Venezia Nuova, concessionario del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna veneta, commissariato dallo Stato nel 2014, in seguito ad un’inchiesta per fondi illeciti.
LEGGI ANCHE: Silvio Muccino lascia il cinema per diventare un falegname.
Le critiche ambientaliste
Naturalmente un’opera così imponente non poteva essere esente dalle critiche del mondo ambientalista, cui si sono affiancate quelle di alcune forze politiche e di Italia Nostra. Bersaglio principale delle polemiche gli elevati costi di produzione e manutenzione, i quali sarebbero di gran lunga più alti rispetto a quelli sostenuti da Paesi che hanno adottato differenti sistemi per fronteggiare situazioni analoghe.
Anche l’impatto ambientale dell’opera non è da sottovalutare: le bocche di porto, ad esempio, sono state sottoposte ad una azione di livellamento, poiché le dighe richiedono che il fondale sia pianeggiante, e di rafforzamento dei fondali lagunari al fine di posizionare le paratoie su migliaia di piloni di cemento conficcati al suolo.
Nove sono in tutto i ricorsi presentati dai detrattori del Mose e tutti quanti sono stati rigettati dal TAR e dal Consiglio di Stato, incluso l’ultimo avanzato nel 2008 dal Comune di Venezia e WWF per contestare il parere positivo della Commissione di Salvaguardia di Venezia ai lavori nel cantiere di Pellestrina, che andrebbero a danneggiare un sito di interesse naturalistico.
Le associazioni ambientaliste sono riuscite ad ottenere un intervento dell’Unione europea giacché i cantieri sono posizionati presso siti protetti dalla Rete Natura 2000 e dalla direttiva europea sugli uccelli.
A seguito dell’esposto di Luana Zannella, nel marzo 2004, la Commissione Europea ha quindi mandato all’Italia una lettera di messa in mora per la procedura d’infrazione per inquinamento dell’habitat lagunare.
La Commissione ha specificato che il suo intento non è quello di fermare la costruzione del Mose e ha quindi chiesto al governo italiano di fornire nuovi dati sul’impatto dei cantieri; il Magistrato alle Acque e il Consorzio Venezia Nuova hanno ribadito la provvisorietà dei cantieri e che i siti saranno ripristinati una volta conclusi i lavori.
Inviata, poi, nel dicembre 2008 la documentazione richiesta, la Commissione Europea ha archiviato, ad aprile dell’anno successivo, la procedura d’infrazione ambientale. Una decisione che ha segnato una svolta, sbloccando il finanziamento da 1 miliardo e 500 milioni di euro deliberato dalla Banca Europea degli Investimenti.
Gina Lo Piparo
LEGGI ANCHE: 8 problemi pericolosi che le pillole dimagranti possono causare alla salute.