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Nigeria: Boko Haram massacra un intero villaggio di cristiani

GinaLoPiparo

Nigeria: Boko Haram massacra un intero villaggio di cristiani

martedì 05 Novembre 2019 - 13:04
Nigeria: Boko Haram massacra un intero villaggio di cristiani

La carneficina è durata per oltre 5 ore: la terribile testimonianza di una superstite ci porta direttamente dentro la dura realtà quotidiana dei cristiani in Nigeria.

La carneficina è durata per oltre 5 ore: la terribile testimonianza di una superstite ci porta direttamente dentro la dura realtà quotidiana dei cristiani in Nigeria.

Altro massacro in Nigeria, altra testimonianza agghiacciante che – purtroppo – non è né la prima né l’ultima nel paese primo in classifica per la violenza usata contro i Cristiani.

Attraverso Christian Headlines le parole della superstite Esther (nome di fantasia) descrivono l’orrore di una carneficina durata ben 5 ore: i militanti di Boko Haram, tra urla e mitragliatrici, hanno messo a ferro e fuoco il suo villaggio all’urlo di «Convertiti o fatti uccidere!».

Esther, mamma coraggio incinta e in preda al panico, è riuscita a nascondere i figli nel cimitero del villaggio, coprendoli con erba e foglie, mentre lei stessa ha trovato rifugio nella latrina di famiglia cercando di osservare quanto stesse accadendo dalle fessure della porta logora.

Due uomini si avvicinano all’abitazione, ma forse pensando che non vi sia nessuno dentro, decidono di dirigersi verso la casa successiva: sparatorie e incendi mettono fine alle vite di grandi e bambini. È sempre la stessa storia, chi non è ammazzato dalle armi da fuoco muore bruciato vivo. Esther ha già visto sparire, tra fiamme e fumo nero, la propria chiesa e le case di altri vicini.

Dopo attimi interminabili, ecco che il silenzio avvolge ogni cosa. Esther raccoglie il coraggio che le è rimasto ed esce allo scoperto, recupera i figli e corre verso casa. La sua è ancora in piedi, ma quella del fratello è un cumulo di cenere.

Il tempo di una rapida preghiera per i familiari, che siano sani e salvi e al sicuro, e poi Esther varca la soglia dell’abitazione del padre, avendo cura di lasciare fuori i bambini. La scena è raccapricciante, il corpo della cognata giace per terra tra centinaia di proiettili, orribilmente dilaniato. Esther sta male, sangue inizia a colarle lungo la coscia: come una vittima silenziosa e invisibile, anche il bimbo nel suo grembo si spegne, accompagnato solo da gemiti e lacrime.

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Nonostante la chiesa perseguitata abbia bisogno di sostegno spirituale e materiale ogni giorno, l’Alleanza Evangelica Mondiale organizza annualmente le Giornate Internazionali di Preghiera per la Chiesa Perseguitata, che quest’anno occupano la settimana che va dal 3 al 10 novembre. Lo scopo si riassume in tre semplici parole: impara, prega, dai.

Dietro numeri, liste e statistiche si nascondo tante Esther che corrono il rischio quotidiano di perdere tutto a causa della propria fede. Tanti bambini che non vengono alla luce perché la violenza li strappa alla vita prematuramente e tanti altri per i quali l’esistenza ha solo il sapore amaro dell’odio e della paura.

Pastori arsi insieme alla proprie chiese, famiglie che fuggono alla disperata ricerca di libertà e altre che muoiono di fame dentro i luoghi dove si erano nascoste per via della paura che li blocca lì prigionieri. Forse, almeno per questa ricorrenza, un po’ di attenzione la meriterebbero anche loro.

Gina Lo Piparo

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