Il ministero degli Esteri turco avverte la Francia: il divieto alle mamme musulmane di indossare il velo durante le gite scolastiche dei propri figli può essere inteso come atto discriminatorio nei confronti della fede musulmana.
Il ministero degli Esteri turco avverte la Francia: il divieto alle mamme musulmane di indossare il velo durante le gite scolastiche dei propri figli può essere inteso come atto discriminatorio nei confronti della fede musulmana.
«Condanniamo fermamente e respingiamo il disegno di legge recentemente adottato dal Senato francese – si legge nella nota da Ankara – […]. Questo è un nuovo esempio dell’approccio discriminatorio ed emarginato della Francia ai musulmani».
Il provvedimento, approvato qualche giorno fa in Senato con 116 voti favorevoli e 114 contrari, è stato presentato dai Républicains, partito di destra in maggioranza in Senato ma non nell’Assemblea Nazionale, dove è il partito di Emmanuel Macron, En Marche, a detenere il primato.
Ed è proprio in questa sede che il ministero turco si augura che la proposta sia bloccata, lamentando che le autorità francesi dovrebbero preoccuparsi di combattere l’islamofobia piuttosto che di fomentarla e ricordando che il popolo turco e musulmano abitante in Francia non potrà accettare una simile misura.
Il tema è veramente scottante entro i confini francesi. Qualche tempo fa un documento proposto dalla senatrice Jacqueline Eustache-Brinio prevedeva di imporre il divieto di mostrare simboli religiosi evidenti durante le gite e, nonostante la natura del decreto potesse sembrare generica, gli intenti anti-islam si erano subito palesati quando la senatrice aveva dichiarato la volontà di arginare una pratica «barbara» come l’uso dello hijab.
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Qualche settimana fa il caso di una mamma col velo che aveva accompagnato la figlia in gita aveva fatto nuovamente scalpore, giacché l’esponente del partito di estrema destra del Rassemblement National Julien Odoul aveva chiesto alla donna di lasciare la galleria per il pubblico dell’assemblea regionale della Bourgogne Franch Compté.
I Republicains avevano criticato il gesto, seppur nella condivisione delle motivazioni: «Lo si può chiedere senza attaccare nessuno – ha affermato il leader del partito, Christian Jacob – . Ma bisogna dire che sono scioccato dal fatto che venga accettato che una persona con il velo possa accompagnare una scolaresca in gita».
La sinistra ha invece duramente respinto l’atto di Odoul. Marlene Schiappa, ministra per le Pari Opportunità, ha affermato: «Umiliare le madri in pubblico di fronte ai loro figli è un modo di creare settarismo».
Michel Blanquer, ministro dell’Istruzione, ha invece spiegato: «Il velo non è desiderabile nella nostra società. Il messaggio che comunica sulla condizione delle donne non è in linea con i nostri valori»; in seguito la proposta di non bandire il velo, ma di scoraggiarne l’uso durante le gite. Già al 2004, d’altronde, in Francia è in vigore il divieto di indossare a scuola ogni tipo di abbigliamento che indichi affiliazione religiosa.
Il presidente Macron ha dichiarato: «Indossare il velo nello spazio pubblico non mi riguarda: è questa la laicità. Indossare il velo negli uffici pubblici, come a scuola dove si educano i bambini, sì mi riguarda: è questa la laicità».
Nei luoghi dove si erogano servizi pubblici – ha poi argomentato – deve esserci neutralità; è per questo che sia gli educatori che i bambini, a scuola, non devono indossare simboli religiosi. Inoltre, giungono rassicurazioni contro la vociferata divisione dell’esecutivo: «Il governo è unito, si tratta di battaglie serie e che necessitano un’azione comune».
Gina Lo Piparo
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